Sequestrati 150mila euro ad Antonio Ingroia per peculato

Palermo, 16 mar. (LaPresse) – Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno sequestrato oltre 150.000 euro a Antonio Ingroia e ad Antonio Chisari, per i ruoli ricoperti rispettivamente di amministratore unico e revisore contabile della società partecipata regionale Sicilia e-Servizi spa (oggi Sicilia Digitale spa), entrambi indagati per una duplice ipotesi di peculato. Il provvedimento di sequestro preventivo è stato emesso dal gip del Tribunale del capoluogo di regione, su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo. Le contestazioni mosse agli indagati traggono origine dalla natura riconosciuta alla Sicilia e-Servizi spa di società in house della Regione e dalla conseguente qualifica di incaricato di pubblico servizio rivestita da entrambi. Ingroia, in particolare, dapprima liquidatore della società dal 23 settembre 2013, è stato successivamente nominato amministratore unico dall’assemblea dei soci, carica che ha ricoperto dall’8 aprile 2014 al 4 febbraio 2018. Le indagini avrebbero accertato che il 3 luglio 2014 Ingroia si è autoliquidato circa 117.000 euro a titolo di indennità di risultato per la precedente attività di liquidatore, in aggiunta al compenso omnicomprensivo che gli era stato riconosciuto dall’assemblea, per un importo di 50.000 euro. L’auto-liquidazione del compenso, indebita secondo gli inquirenti, avrebbe di fatto determinato un abbattimento dell’utile di esercizio del 2013 da 150.000 euro a 33.000 euro. La violazione della normativa nazionale e regionale in materia di riconoscimento delle indennità premiali ai manager delle società partecipate da pubbliche amministrazioni sarebbe stata avallata dal revisore contabile Antonio Chisari, che, in base alla disciplina civilistica, avrebbe dovuto effettuare verifiche sulla regolarità dell’operazione.

 Ingroia si sarebbe, inoltre, indebitamente appropriato di altri 34.000 euro, a titolo di rimborso spese sostenute per vitto e alloggio nel 2014 e nel 2015, in occasione delle trasferte a Palermo per svolgere le funzioni di amministratore, nonostante la normativa nazionale e regionale, chiarita da una circolare dell’assessorato regionale dell’Economia, consentisse agli amministratori di società partecipate residenti fuori sede l’esclusivo rimborso delle spese di viaggio. Ingroia arebbe adottato un regolamento interno alla società che consentiva tale ulteriore rimborso indebito. Anche in questo caso la violazione della normativa vigente sarebbe stata avallata da Chisari, indagato in concorso con Ingroia anche per questa seconda ipotesi di peculato.

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