Coldiretti, 1/4 spesa italiani è in frutta e verdura: ecco le primizie

Roma, 17 mar. (LaPresse) – Mai cosi tanta frutta e verdura sulle tavole degli italiani da inizio secolo per un quantitativo pari a circa 8,5 milioni di tonnellate nel 2017, con un aumento dei consumi, superiore del 4 % all’anno precedente. E’ quanto emerge dallo studio di Coldiretti sulla rivoluzione dei consumi degli italiani a tavola nel 2017 in occasione della Festa di primavera nei mercati di Campagna Amica dove finalmente sono arrivate le primizie sabato 17 marzo 2018 in tutta la Penisola a partire dal mercato al Circo Massimo in Via San Teodoro 74 a Roma.

Dopo un lungo e freddo inverno c’è la possibilità di gustare sapori nuovi senza dover ricorrere a prodotti provenienti dai diversi continenti che non garantiscono certamente la stessa freschezza. Anche se in ritardo per colpa del maltempo sui banchi dei mercati ci sono infatti – sottolinea la Coldiretti – le prime fragole, asparagi, zucchine, agretti oltre a insalate e carciofi Made in Italy. Tutti protagonisti della primavera salvati nelle campagne italiane dal gelo che – ricorda la Coldiretti – ha distrutto gli ortaggi in campo e provocato perdite consistenti nelle piante da frutto e ulivi con danni che potrebbero raggiungere i 300 milioni di euro su decine di migliaia di imprese agricole.

In queste condizioni per ottimizzare la spesa e non cadere negli inganni il consiglio della Coldiretti è quello di verificare l’origine nazionale, acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti, comprare direttamente dagli agricoltori e non cercare per forza la frutta o la verdura perfetta perché piccoli problemi estetici non alternano le qualità organolettiche e nutrizionali.

L’andamento positivo dei consumi è spinto soprattutto alle preferenze alimentari dei giovani che fanno sempre più attenzione al benessere a tavola. Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è che la frutta e verdura è la principale voce di spesa degli italiani per un importo di 102,33 euro a famiglia che è pari a circa 1/4 del totale (23%). Una netta inversione di tendenza rispetto al passato con un andamento positivo favorito anche da nuove modalità di consumo sospinte anche dalla disponibilità di tecnologie casalinghe low cost per preparare centrifugati e snack per grandi e piccini

Secondo lo studio del Crea, riferisce la Coldiretti, il 64% dei consumatori ritiene che la freschezza sia l’elemento principale nell’acquisto delle verdure, seguito dalla stagionalità (51,4%) e dal prezzo conveniente (31,7%). In particolare – precisa la Coldiretti – l’aspetto e il profumo sono i fattori che indicano maggiormente al consumatore la freschezza dei prodotti ortofrutticoli ma grande rilievo viene dato anche al luogo di acquisto come il mercato o direttamente dal produttore. Anche perchè la verdura comperata direttamente dal contadino puo’ arrivare a durare fino ad una settimana in più non dovendo affrontare lunghe distanze per il trasporto prima di arrivare nel punto di vendita.

La ricerca di sicurezza e genuinità nel piatto porta l’88% degli italiani a bocciare la frutta straniera e a ritenere importante scegliere nel carrello frutta e verdura Made in Italy secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, visto che l’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,5%), quota inferiore di 3,2 volte alla media dell’Unione Europea (1,7%) e ben 12 volte a quella dei Paesi extracomunitari (5,6%). Sotto accusa le importazioni incontrollate dall’estero favorite dagli accordi commerciali agevolati stipulati dall’Unione Europea come il caso delle condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli e zucchine o all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi. Accordi – conclude la Coldiretti – fortemente contestati perché nei paesi di origine è spesso permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa, ma anche perché le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera.

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