Scuola, Cgil: Prove Invalsi, contrari a deriva sistema nazionale valutazione

© Mauro Scrobogna / LaPresse 22-10-2009 Roma Politica CGIL - flc assemblea precari scuola Nella foto: Il segratario CGIL Guglielmo Epifani The CGIL leader Guglielmo Epifani attending an assembly of non-tenured teachers

Milano, 3 apr. (LaPresse) – “Con l’anno scolastico 2017/2018 si applicano per la prima volta le norme della legge 107 in tema di prove Invalsi per l’ammissione agli esami di terza media. La novità più rilevante è rappresentata dall’eliminazione di tali prove dall’esame a giugno e dal loro spostamento all’interno dell’anno scolastico. Le prove (italiano, matematica e inglese, tutte computer based) che si svolgeranno dal 4 al 21 aprile 2018 e che continueranno ad essere effettuate su base censuaria, diventano requisito di ammissione all’esame e rappresentano la parte più corposa della certificazione delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione. Noi siamo contrari a questo modello di valutazione e certificazione”. Così Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL.

 “La scuola italiana – dice – è oggetto da anni (e la 107 ha accelerato tale processo) di una vera e propria ossessione quantitativa e classificatoria. I processi valutativi messi in campo quotidianamente dalle scuole e correlati con storie, percorsi, contesti, sono di fatto pesantemente messi in discussione dall’uso pervasivo delle prove standardizzate, da un lato, utilizzando il paravento della trasparenza e della qualità del servizio, e, dall’altro, accusando gli insegnanti di inaffidabilità se non di vera e propria disonestà intellettuale”.

“La valutazione – prosegue non è un processo neutro, ha delle finalità politiche e in alcuni casi anche apertamente ideologiche: quella per la quale le istituzioni scolastiche per migliorare devono essere progressivamente immerse in un meccanismo di pseudo mercato che spingerebbe le famiglie (i consumatori) a scegliere l’offerta formativa migliore portando ad una competizione virtuosa tra strutture. La scuola militante è, invece, abituata a rispondere in primo luogo alle domande silenziose, a quelle dei genitori che non hanno strumenti culturali e la forza economica per orientare le scelte dei propri figli e non scelgono le scuole in base al Rapporto di Autovalutazione (RAV)”.

“Per noi la responsabilità in tema di valutazione degli apprendimenti, di cura della documentazione, di scelta dei relativi strumenti, deve essere in capo ai docenti; le rilevazioni e le prove nazionali standardizzate devono essere effettuate a campione; occorre cancellare le norme relative all’inserimento dei risultati delle rilevazioni/test nella certificazione delle competenze; sulla base delle esperienze internazionali appare necessaria una moratoria sulla somministrazione dei test computer based”, aggiunge il sindacalista.

“Infine chiediamo di bloccare il percorso che sta conducendo inesorabilmente l’Invalsi a diventare un mero ‘testificio’ e di orientarne la mission verso la ricerca e la messa in campo di processi e pratiche valutative in collaborazione con le istituzioni del sistema educativo nazionale”, conclude .

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