Di Agnese Gazzera
MILANO (LaPresse) – Nuove stragi nel mar Mediterraneo. Nelle cui acque almeno 56 persone sono annegate in naufragi di barconi diretti verso le coste europee. Nove migranti, tra cui sei bambini, sono morti quando il motoscafo su cui viaggiavano è affondato al largo della costa della Turchia. I cadaveri di altre 47 persone sono stati recuperati sulle coste tunisine, dove le ricerche in mare proseguono mentre circa 70 persone sono state salvate. Questo nella giornata in cui il neo ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a Catania ha detto che il nuovo governo “non terrà una linea dura, ma di buon senso”, pronosticando “più espulsioni” e meno sbarchi, per “salvare delle vite”. E attaccando la Tunisia: “Spesso e volentieri esporta galeotti”.
La prima imbarcazione è affondata al largo della provincia turca di Antalya, popolare meta turistica.
Cinque persone sono state salvate, una è dispersa. Le nove vittime sono due uomini, una donna e sei bambini, secondo l’agenzia di stampa Anadolu. La loro nazionalità non è nota. Il più vicino territorio dell’Unione europea è la piccola isola greca di Castelrosso, o Kastelorizo, al largo del resort turco di Kas. Oltre un milione di persone, in gran parte in fuga dalla guerra in Siria, nel 2015 ha lasciato via mare la Turchia per cercare rifugio nell’Ue.
Tutto è cambiato nel 2016, con il controverso accordo siglato da Bruxelles e Ankara.
La Turchia accettò di riprendere indietro i migranti entrati in modo non autorizzato in Grecia, in cambio di aiuti economici. L’intesa ha ridotto il numero di viaggi, ma gli osservatori ritengono che esso stia nuovamente aumentando. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), quest’anno fino al 30 maggio sono state 10.948 le persone che hanno raggiunto la Grecia. Molte più rispetto allo stesso periodo del 2017, e nello stesso periodo 35 sono morte.
A distanza di poche ore dalla tragedia in Turchia, i cadaveri di 47 persone sono stati ripescati al largo della Tunisia meridionale, dove altri 68 migranti sono stato salvati.
Il ministero dello Difesa di Tunisi, citato da AFP, ha precisato che si tratta ancora di numeri provvisori, mentre le ricerche proseguono. I soccorsi sono stati attivati quando è arrivata segnalazione di una barca “sul punto di affondare” al largo del governatorato di Sfax. Delle persone annegate si sa soltanto che erano in parte tunisini, poi ivoriani, maliani, marocchini e camerunensi. Molti tunisini tentano regolarmente di raggiungere l’Italia via mare, soprattutto giovani in fuga dalla disoccupazione. Dopo un picco a settembre e ottobre dello scorso anno, le partenze erano diminuite, ma quest’anno sono riprese.
“Basta alla Sicilia campo profughi d’Europa. Non assisterò senza far nulla a sbarchi su sbarchi. Servono centri per espellere”
Così ha parlato Salvini a Catania, tornando ai suoi slogan elettorali. Commentando le nuove tragedie nel Mediterraneo, ha aggiunto: “L’obiettivo è salvare le vite”, “pregare e commuoversi non basta. Lavoro perché tutti gli organismi internazionali si impegnino a fermare partenze, sbarchi e morti”. Secondo le stime dell’Oim, nel 2018 sono arrivate in Europa 36.940 persone. Di cui 32.080 via mare, mentre 660 sono morte nel mar Mediterraneo. Nel 2017, le persone arrivate erano state 186.768, e i morti in mare 3.116, mentre l’anno prima rispettivamente 390.432 e 5.143.