Le fake news ci rovinano l’estate: dal cane Kaos a Daisy, alla malasanità in Calabria. Le bufale della propaganda

Foto LaPresse/Nicolò Campo

ROMA –Datemi una bufala e vi solleverò il mondo“. Se oggi Archimede fosse vivo, individuerebbe nelle fake news la nuova leva con cui spostare l’asse terrestre. Notizie false, bugie, costruzioni fantasiose e chi più ne ha, più ne metta. Ogni giorno veniamo mitragliati da una serie quasi infinita di ‘palle’ in grado di spostare consensi, influenzare opinioni e credenze, inquinare dibattiti e aizzare odi. Dal cane Kaos ai pazienti fasciati con i cartoni a Reggio Calabria, solo nell’ultima settimana gli italiani sono stati travolti da una vagonata di fake news a vario titolo, complice una stampa poco attenta o maliziosa ed una propaganda politica che pur di guadagnare consenso ha messo la verità in soffitta.

Il cane eroe di Amatrice morto di fake-avvelenamento

Il caso di Kaos, il pastore tedesco eroe di Amatrice è emblematica proprio nella sua ‘banalità’. Ad annunciare la morte del cane è stato il padrone sui social: trovato il cane morto in giardino ha scritto di un avvelenamento. La notizia è rimbalzata in rete in una attimo e ci hanno aperto tutti i giornali e le agenzie di stampa. Ma, a quanto emerge dall’autopsia, il cane che ha salvato decine di vite sotto le macerie di Amatrice è morto di cause naturali. A quanto pare per un collasso cardiaco. Se il padrone è legittimato a pensar male, soprattutto dopo una vicenda così amara, un po’ di meno dovrebbe essere la stampa. Perchè la notizia è diventata subito virale e l’odio sprigionato dal web è stato ‘funesto’. Così come il presunto ‘complotto’ per mettere a tacere l’avvelenamento (mai avvenuto) ipotizzato dal padrone di Kaos non è stato meno virale.

La malasanità di Reggio Calabria inventata dai giornali

La vicenda di Kaos è un buon esempio per rendersi conto di quanto una falsa notizia, se ben veicolata, possa entrare profondamente nelle teste delle persone modificandone stati d’animi e idee. Ben più grave è la fake news sul presunto caso di malasanità a Reggio Calabria. Sono circolate in rete delle foto di pazienti ingessati con cartone e nastro isolante. Gran parte della stampa italiana ha rilanciato la notizia sostenendo che l’ospedale di Reggio Calabria, in mancanza di gesso, stesse così curando i pazienti. Bugia. Erano arrivati in ospedale già così fasciati. Questa notizia falsa ha gettato discredito contro il personale medico della struttura, ha insinuato dubbi sulla sanità italiana e, soprattutto, ha creato odio e paura nei cittadini.

L’aggressione razzista inventata ai danni di Daisy Osakue

Poi c’è il caso dell’aggressione subita da Daisy Osakue, la discobola italiana di origini nigeriane aggredita l’altro ieri in provincia di Torino. Daisy è stata colpita all’occhio da un uovo lanciato da un auto a tutta velocità. La notizia è stata fatta passare come un aggressione a sfondo razziale, quando invece era solo l’azione imbecille di altrettanti imbecilli. Il razzismo non c’entra niente, come ha poi dichiarato la stessa campionessa e i carabinieri che indagano sull’accaduto. Ma intanto la notizia era passata e diventata virale come “aggressione razzista”.

I media danno autorevolezza alle bugie

Potremmo andare avanti per giorni con altri milioni di esempi. Le riflessioni da compiere sono tante. Ma forse quella da affrontare per prima è una: la stampa. Se è vero che i social, Facebook e Twitter su tutti, sono delle casse di risonanza enormi e i creatori di fake sono un problema per le democrazie di tutto il mondo, ancor più grave se a calare le braghe è la stampa. Perché i media rispetto ad un singolo, per quanto autorevole sia, in via del tutto teorico sono ‘garanzia di veridicità’. Se una notizia la leggiamo su un giornale o la ascoltiamo alla radio e alla Tv siamo portati a crederci di più. Se da un lato è consentito errare, è perseverare che diventa diabolico. Un cronista può sbagliare (e paga per questo). Ma se una testata giornalistica, qualsiasi essa sia, sceglie di pubblicare una notizia che sa essere falsa o, per certi veri peggio ancora, trasforma un fatto dandone una lettura profondamente fantasiosa con l’obiettivo di modificare il modo di pensare dei cittadini, la vicenda assume caratteristiche luciferine, pericolose e antidemocratiche. Prepariamoci ad un agosto pieno zeppo di bugie ben architettate lette sotto l’ombrellone.

Il business dell’industria delle fake news

La politica non è esente da tutto questo. Anzi. Che sia rossa, verde, gialla, arancione, blu o di destra, sinistra, centro, di mezzo e così via tutti, chi prima e chi dopo, chi di più e chi di meno, si sono avvalsi di fake news per screditare l’avversario o guadagnare consensi. Ma di mezzo ci stiamo andando tutti e l’idea stessa di democrazia. Il secondo punto è che dietro le fake news c’è un business gigantesco. Vere e proprie agenzie, professionalità, che lavorano alla creazione di false notizie, inventano fatti o distorcono la realtà per poi mandare tutto in Rete. Finanziati spesso e volentieri dall’estero. Per motivi politici, economici, calcistici poco importa. Datemi una leva e solleverò il mondo diceva Archimede. La leva migliore, nel 2018, sono le fake. Stiamo attenti.

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