Sequestro di oltre 400 milioni di euro per l’ex deputato siciliano Giuseppe Acanto

È ritenuto vicino alla cosca mafiosa operante nella zona di Villabate

PALERMO – Sequestro dei beni e sorveglianza speciale fino al 2022. Questo il provvedimento eseguito dalla Dia di Palermo nei confronti dell’ex deputato regionale Giuseppe Acanto, 58 anni.

Il provvedimento

È stato ritenuto infatti molto vicino ai vertici di Cosa nostra operante da anni a Villabate, nella provincia palermitana. Un sequestro di proporzioni enormi, pari ad un totale di circa 400 milioni di euro riguardante rapporti bancari, partecipazioni aziendali e quote societarie. Oltre a questo, come detto, anche il provvedimento di sorveglianza speciale di quattro anni stabilito dal tribunale palermitano che lo ha considerato soggetto ‘socialmente pericoloso’.

Fu personaggio di spicco nella scena politica a cavallo tra gli anni ‘90 e il 2000

Secondo quanto raccolto dagli investigatori, Acanto è stato a cavallo degli anni ‘90 socio in affari illeciti con il ‘mago dei soldi’, quel Giovanni Sucato sparito con i guadagni derivanti da truffe a ‘cosa nostra’ e poi trovato morto nel 1996. Fu trovato carbonizzato all’interno della propria auto e forse quello sarebbe stato il destino dello stesso Acanto se, nel 1994, non fosse stato ‘perdonato’ grazie alla mediazione della famiglia di Villabate. Lasciandosi alle spalle ogni attività truffaldina, lo stesso poté così riprendere il lavoro di commercialista al servizio di esponenti di spicco della malavita organizzata. I suoi stretti legami con la stessa lo portarono, secondo gli 007 che hanno indagato sulla sua persona, a inserirsi nel quadro politico locale.

Le varie vicissitudini

Prima facendosi nominare direttore del mercato ortofrutticolo locale. Poi occupandosi di sviluppare tutte le operazioni economiche della stessa famiglia mafiosa. Riuscì così ad essere sempre più in vista nella scena politica di Villabate al punto da arrivare a presentare la sua candidatura alle elezioni amministrative del 2001 con la lista Biancofiore. E ad accedere ad un seggio all’assemblea regionale siciliana risultando il primo dei non eletti. Un risultato che, secondo gli inquirenti, ancora una volta era stato ottenuto grazie all’influente appoggio delle cosche locali.

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