L’opinione di Zingaretti: “Meno Macron e più equità. Il mio Pd non sta con l’élite”

Il presidente della Regione Lazio punta sulla rivalorizzazione dei temi sociali

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 09-02-2018 Roma Politica Residenza di Ripetta. Nicola Zingaretti presenta il programma elettorale Nella foto Nicola Zingaretti Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 09-02-2018 Roma (Italy) Politic Residence of Ripetta. Nicola Zingaretti presents the electoral program In the pic Nicola Zingaretti

Roma (LaPresse) – “Si riparte da un ripensamento della nostra collocazione politica. Occorre rimettere al centro la nostra ragione di esistenza: la giustizia e lo sforzo di chiudere la forbice tra chi ha e chi non ha. Inoltre sul partito occorre lasciarci alle spalle la stolta discussione tra partito pesante e leggero. È superato il vecchio partito burocratico e pedagogico, ma anche l’inconsistenza attuale di un partito che ha perso il senso di una comunità. Ci sono ancora tanti splendidi militanti ma il tono generale lo danno le correnti, i feudatari locali, la preoccupazione sui destini personali. Dobbiamo stare nelle strade e nei luoghi della vita, insieme finalmente ad una presenza autonoma e forte nella Rete, dove non abbiamo mai investito”. Così Nicola Zingaretti in un’intervista a Repubblica.

Il presidente della Regione Lazio punta sulla rivalorizzazione dei temi sociali

Sull’intervento di Veltroni Zingartetti parla “parole sagge e sincere”. Per riacquistare il popolo e i sogni occorre marcare una nostra autonomia politica e culturale: ci vuole una nuova agenda che tenga finalmente insieme crescita ed equità. L’Italia per tanti aspetti è degradata. L’Europa anche. Sono stati sconquassati i tessuti sociali, divelte radici, resi più soli i cittadini. Il caos porta al disastro anche i ceti medi e quelli imprenditoriali e questo conduce inevitabilmente all’autoritarismo.

“C’è ancora una parte importante di cittadini che guarda a noi. E ci sono tanti che non hanno votato o hanno votato 5 Stelle che erano nostri elettori e a certe condizioni possono essere ampiamente recuperati. Quelli che esprimono rabbia nei nostri confronti, e che non sono fanatici o pregiudizialmente nemici, pensano con qualche ragione che ci siamo chiusi troppo nella dimensione del governo, in pratiche elitarie, abbandonando la fatica di mettere le mani nel “fango” della società.

Non so cosa ne verrà fuori: la mia intenzione è comunque di affrontare con le nostre ragioni la complessità di un popolo che per certi aspetti è tornato a essere plebe subalterna. È difficile. Ma qui è il nodo e qui si salta”

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