8 marzo, anche la Chiesa ha il suo #metoo: Ecco perché le donne contano

Foto LaPresse - Andrea Panegrossi

Roma, 7 mar. (LaPresse) – Il #metoo bussa con insistenza al portone di bronzo di San Pietro. Che però resta sigillato. Giovani cattoliche appassionate sono in piedi pronte a combattere e non per denunciare abusi, ma solo per essere ascoltate, perché il loro ruolo in questa Chiesa ancora troppo patriarcale venga riconosciuto. “Le nostre voci agitano il vento del cambiamento: dobbiamo parlare”, denunciano. E ne sono convinte: la diseguaglianza di genere mina la longevità della Chiesa.

Quello che era soltanto un sibilo in sottofondo – “le suore in Vaticano sono le cameriere dei cardinali”, “le donne ai vertici nei Sacri Palazzi si contano sulle dita di una mano”, “sull’ordinazione femminile non c’è spazio neanche per la discussione” – sta diventando un coro unanime. E se Papa Francesco pensava di usare parole d’elogio dicendo che “le donne sono come le fragole sulla torta”, loro rispondono a tono: “Non siamo le fragole sulla torta. Siamo il lievito nel pane”. Il “vero tsunami nella Chiesa”, spiegano, “non è la questione dell’humanae vitae o della pedofilia, è il ruolo di serie B riservato alle donne nella Chiesa”.

‘Voices of faith’, è un movimento nato cinque anni fa per difendere e potenziare il ruolo della donna nella Chiesa. La conferenza per l’8 marzo si sarebbe dovuta tenere in Vaticano. Che però non ha gradito tre dei nomi delle relatrici proposte, cancellando tra queste, una delle principali voci: l’ex presidente della Repubblica d’Irlanda Mary McAleese. Ad aprire le porte al convegno tutto al femminile non è il Papa bianco, ma il ‘Papa nero’. Si terrà infatti nella curia generalizia dei gesuiti di Roma, ospiti di Artuto Sosa.

Le donne di ‘Voices of Faith’ sono a favore dell’ordinazione femminile, ma il punto focale non è neanche questo: “Aborrisco del tutto l’idea che le donne siano escluse dall’ordinazione – spiega McAleese – ma il Papa ha detto che questa possibilità è esclusa, e allora non ne discutiamo. Su questo punto la teologia è ridicola e folle e prima o poi cambierà”. Allora il movimento cambia la prospettiva: “Dato che escludi le donne dal sacerdozio e dato che tutte le decisioni e il discernimento ecclesiale sono filtrate dal sacerdozio, come intendete includere le donne e dare loro piena eguaglianza nella Chiesa?”.

La talare di Bergoglio in verità è tirata per un lato dagli ultratradizionalisti, che lo accusano di voler cambiare troppo le cose, e per l’altro dai riformatori, che lo accusano di non volerle cambiare abbastanza. Di parole per le donne il Papa ne ha spese tante, sin dall’inizio del suo pontificato. Ma di fatto in posizioni apicali ce ne sono poche: suor Luzia Premoli è nella Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli; suor Nicla Spezzati è sottosegretaria della congregazione per gli Istituti di vita consacrata; Paloma Ovejero è vicedirettrice della sala stampa; Flaminia Giovanelli è sottosegretaria del pontificio consiglio di Giustizia e Pace; Gabriella Gambino e Linda Ghisoni sono sottosegretarie del dicastero Laici, famiglia e vita; suor Carmen Ros Nortes è sottosegretaria della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata; Barbara Jatta è direttrice dei Musei Vaticani. Infine c’è la consulta femminile, pensata dal cardinale Gianfranco Ravasi come organismo permanente all’interno del pontificio consiglio della Cultura.

Ci sono posti in cui l’uguaglianza di genere è sistematicamente trascurata: “la chiesa cattolica è uno di questi”, affermano le rappresentanti di The Voicec of Faith. E questo, a loro avviso, mette a rischio l’intera sitituzione e sta generando un vero e proprio “esodo” dei giovani. Se gli attuali vertici della Curia Romana non saranno in grado di includere donne qualificate in ruoli che teoricamente sarebbero aperti anche a loro, dicono: “Prepariamoci ad affrontare un futuro in cui la Chiesa Cattolica sarà realisticamente parte del passato”.

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