BRESCIA – Nessuno sconto di pena per Mirco Franzoni e nessuna derubricazione del reato. Il giovane di Serle, accusato della morte di Eduard Ndoj, è stato condannato a nove anni e quattro mesi di reclusione. Si sarebbe ‘macchiato’ di omicidio volontario per vendicare il furto in casa del fratello.
Il verdetto
La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte d’assise d’appello del tribunale di Brescia e conferma sia la condanna sia il capo di imputazione contestato a Franzoni già in primo grado.
La difesa dell’imputato
I fatti risalgono al 14 dicembre 2013. Di sera, in strada, a Serle, poche ore dopo il furto avvenuto in casa di Franzoni, questi incontrò Ndoj e lo uccise con un colpo di fucile. L’imputato si è sempre difeso sostenendo di non aver mai avuto intenzione di uccidere e raccontando che il colpo sarebbe partito accidentalmente quando tra i due ci fu una colluttazione.
La difesa di Franzoni, rappresentata dall’avvocato Gianfranco Abate, ha sostenuto la tesi dell’incidente o comunque dell’omicidio colposo. Gli inquirenti hanno escluso l’ipotesi della volontà di uccidere il giovane albanese.
Una tesi motivata, per la difesa, anche dalla circostanza che Franzoni chiamò i carabinieri per far arrestare Ndoj e quindi, secondo la ricostruzione del difensore, sarebbe stato illogico rivolgersi alle forze dell’ordine e poi uccidere. Ma per l’accusa la vicenda ha un’altra chiave di lettura.
La tesi del pm
Secondo il sostituto procuratore di Brescia Giampaolo Volpe, tutta la dinamica dei fatti avvenuta a Serle lascia inquadrare l’omicidio in un delitto volontario. E la Corte di assise di appello deve aver condiviso questa tesi. Dopo la camera di consiglio, i giudici hanno pronunciato un verdetto di condanna per l’imputato, stabilendo la conferma della condanna di primo grado, senza derubricazioni del reato in una imputazione più lieve.