Consiglio inascoltato, la rivoluzione si isola dalla citta’ in default

Il ‘tagliando’ di metà mandato, invocato da tempo dai consiglieri, ha tenuto i componenti dell’Assise ancora più distanti da Palazzo San Giacomo. Fuori due assessori indicati da Riformisti democratici e Verdi, via al governo monocolore

NAPOLI – Di rivoluzionario la nuova giunta varata da Luigi De Magistris ha certamente l’effetto sugli alleati di governo. In genere le nomine degli assessori di solito servono, oltre a rilanciare l’azione amministrativa, anche a coinvolgere i gruppi politici, a curare quei ‘mal di pancia’ che si moltiplicano all’interno di una maggioranza. L’ex pm, però, è andato in direzione completamente opposta.

Fuori due assessori

Il ‘tagliando’ di metà mandato, invocato da tempo dai consiglieri, ha tenuto i componenti dell’Assise ancora più distanti da Palazzo San Giacomo. Fuori due assessori indicati da Riformisti democratici e Verdi, via al governo monocolore. Tutto ‘arancione’. E tanti saluti a chi chiedeva “maggiore coinvolgimento nelle scelte politiche del Comune”. Il sindaco vuole replicare lo schema della Città metropolitana, dove ha messo insieme addirittura Pd e Forza Italia, distribuendo deleghe a tutti. Incarichi che di operativo non hanno nulla, a cominciare dal mancato potere di firma, che per ora non allettano chi siede in via Verdi.

Le due possibilità

I gruppi si ritrovano al bivio. Possono restare comprimari per ciò che resta della consiliatura. Oppure far saltare il banco, mandando a casa il sindaco che a quel punto punterebbe le sue campagne elettorali per Regionali e Politiche sui ‘traditori’ che hanno abbattuto la rivoluzione. Un’opzione, questa, che non farebbe disperare De Magistris, visto lo spettro del dissesto che incombe su Palazzo San Giacomo. A novembre ci sono due scadenze fondamentali: le Sezioni riunite della Corte dei conti analizzeranno il ricorso del Comune contro il blocco della spesa, poi l’Ente dovrà approvare il Bilancio. Ostacoli alti. L’ex pm proverà a salvarsi, i consiglieri resteranno in ‘panchina’. Nessuno si muove dal treno in corsa, nonostante quotidianamente in Consiglio si raccontino i problemi di una città che non è mai venuta fuori dalle sabbie mobili.

I trasporti sono nel momento più nero della storia recente, la differenziata è lontana dal 70% promesso nel lontano 2011, i cantieri, a cominciare da quello di via Marina, avanzano con una lentezza sconfortante (quando non sono totalmente fermi). In piazza ci sono i lavoratori Ctp che chiedono al sindaco di evitare che la partecipata fallisca. E che dovranno aspettare almeno fino a mercoledì per avere qualche risposta. Viene da chiedersi: a cosa è servito il rimpasto di giunta? Ai cittadini le manovre di palazzo interessano relativamente, da sempre. Ma stavolta non hanno convinto nemmeno quelli che il palazzo lo abitano.

“L’unico modo di conoscere davvero i problemi è accostarsi a quanti vivono quei problemi e trarre da essi, da quello scambio, le conclusioni”. Lo scriveva qualcuno che della rivoluzione ha fatto ragione di vita e di morte. E dall’ascolto il sindaco può ripartire. Dei consiglieri, dei pendolari, dei lavoratori. Il tempo ancora c’è. Ma adesso è davvero poco.

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