Non servono i piromani nella Terra dei Fuochi

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L’ennesima polemica scoppiata tra Matteo Salvini ed il M5S riguarda un tema che da sempre è d’attualità in Campania: lo smaltimento dei rifiuti. Sono passati più di trenta anni da quando, prima fra tutte, la Provincia di Caserta, grazie ad politico capace, lungimirante ed intraprendente come il compianto Antonio Pisaturo, si dotò di un avveniristico progetto per la vagliatura, la trasformazione in concime della frazione umida e la termodistruzione del residuo non utilizzabile, dei rifiuti solidi urbani. Il progetto, redatto dall’Enea (Ente Nazionale Energia Atomica), fu finanziato con fondi europei per un valore di 34 miliardi di lire. Appaltato alla Ansaldo di Milano, non trovò mai allocazione territoriale, per la sistematica ribellione delle popolazioni dei luoghi indicati che si schierarono contro l’insediamento dell’impianto. Gente allarmata dalla peggiore fonte di apprendimento quale è il “sentito dire”, sobillata dalla propaganda dei partiti di sinistra e dal nascente movimento ambientalista, entrambi radicalmente contrari ad ogni ipotesi di risoluzione del problema che prevedesse la termodistruzione dei residui. Anche la stampa provinciale si schierò coi i seguaci di Lavoisier e del suo “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”: un blocco compatto che distribuiva patenti di ignoranza e di collusione con la malavita organizzata a chiunque osasse affermare il contrario. Fui tra i più contestati, in un Consiglio provinciale aperto alle forze sociali oltre che politiche, per aver evidenziato, da Biologo, che questi pregiudizi avrebbero alimentato la continuazione dello sversamento dei rifiuti nei fossi e nelle cave, eufemisticamente chiamati “discariche”, con relativo inquinamento di suoli e falde acquifere dai liquami del percolato. A nulla valse dire che l’immobilismo avrebbe incrementato i loschi affari della malavita organizzata, che sulle discariche e l’interramento dei rifiuti, il regime emergenziale “lucrava” cifre da capogiro (anche cinquemila euro al giorno per una piattaforma in cemento di un ettaro per accatastare balle di immondizia!). Ad ogni periodica crisi di smaltimento dei rifiuti, i prefetti erano costretti a diramare deroghe ai limiti previsti per lo stoccaggio in discarica. Quando tali deroghe non potettero più essere concesse per l’inasprimento della normativa in materia, Napoli e Caserta furono invase da cumuli di immondizia che portarono nel mondo sconcerto e vergogna. Fu sotto l’onda di questo scandalo internazionale che si decise di installare, con l’intervento dell’Esercito a presidiare il sito, il termovalorizzatore di Acerra, che lo scaltro Bassolino posizionò sulla linea di confine con la provincia di Caserta, ben distante da Napoli (e dalla sua Afragola). Storia politica e sociale ormai antica, ma che riemerge con tutte il suo carico di ambiguità politica, di terrorismo scientifico e sociale, di interessi trasversali che si ingrassano nelle nicchie dell’esistente, che perpetua se stesso nel tempo. Desidero chiarire che ben conosco e non trascuro i rischi e le difficoltà di tenere gli inquinanti ambientali nei limiti della sicurezza per uomini e coltivazioni, nei luoghi ove gli impianti insistono. Le polveri sottili, le diossine, i metalli pesanti sono inquinanti comunque presenti. Di converso, occorre tenere presente che un grande cumulo di immondizia che brucia a cielo aperto (per non dire dei depositi di stoccaggio) produce un inquinamento che equivale a quello che un termovalorizzatore produce per un intero anno di funzionamento! La Scienza Biologica ha fatto passi da gigante nelle conoscenze, le nanoparticelle e le nanopatologie indotte sono sempre più note e si può quindi affermare e demolire i “falsi miti”, ribadendo che la principale (non l’unica!) fonte di inquinamento della cosiddetta “Terra dei Fuochi” viene dalla dispersione e dalla combustione dei rifiuti, non già da impianti di termovalorizzazione attrezzati e strettamente controllati da equipe specializzate e pertanto con un minimo impatto ambientale. Che dire poi del lusso che la Campania si permette di spendere decine di milioni di euro pur di smaltire all’estero le balle di rifiuti, per lo più costituite da “tal quale” disseccato, con buona pace della verificata inefficienza dei siti di vagliatura, i cosiddetti STIR? Sono ormai più di cinquanta milioni le ecoballe che dovranno essere smaltire nei prossimi decenni!! Insomma basta coi trogloditi che disperdono rifiuti ed i vandali che li incendiano, gente che spesso partecipa anche ai cortei di protesta per la “Terra dei Fuochi” e ne lamentano l’impatto sulla salute della gente. Altro che decrescita felice, il vero problema da affrontare è la crescita civica del popolo campano e la selezione di una classe politica meno imbelle e timorosa di perseguire strade di progresso e verità. L’adunata di Torino, senza bandiere di partito, in favore della Tav, dice che oggi il partito trasversale che combatte contro la decrescita felice, contro la cultura del “No”, contro il pregiudizio sulle grandi opere, è una forza civile esistente, almeno al Nord, che può sostenere un movimento politico capace di rendere compatibile la difesa dell’ambiente con lo sviluppo dell’Italia, sostituendo con il metodo dei risultati la politica degli slogan. Salvini ha ragione e De Luca ed i pentastellati hanno torto marcio: converrà che i Campani prendano coscienza che non servono i piromani nella “Terra dei Fuochi”.

Vincenzo D’Anna – Ex parlamentare e presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

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