NAPOLI – Una latitanza durata 15 anni, finita stamattina, con il clic delle manette. Antonio Orlando, 60enne, per gli inquirenti il reggente del clan ‘Orlando-Nuvoletta-Polverino’, è stato arrestato dai carabinieri di Napoli.
Il boss era stato inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi d’Italia. A chiedere il suo arresto, con l’accusa di associazione mafiosa, due provvedimenti cautelare in prigione emessi dall’ufficio gip partenopeo su richiesta della Dda.
Orlando è stato catturato dai militari dell’Arma del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna. I carabinieri lo hanno stanato in un appartamento a Mugnano di Napoli
L’arresto del capoclan arriva venti giorni dopo il fermo di diversi membri del clan
Venti giorni fa, la mattina dell’8 novembre, aMarano di Napoli i militari della guardia di finanza di Grosseto hanno dato esecuzione, in collaborazione con i carabinieri di Castello di Cisterna, a una misura cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di alcuni presunti esponenti della cosca guidata dall’ormai ex latitante. Tra gli indagati coinvolti, Angelo Orlando ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso. L’uomo ora è nel carcere a Secondigliano. Avrebbe fornito un contributo alla conservazione, operatività e rafforzamento del clan camorristico Orlando. Avrebbe inoltre favorito investimenti di proventi illeciti nel settore edile/immobiliare e societario, consentendo di reimpiegarli anche avvalendosi di fittizi intestatari.
Il clan Orlando, già inserito nei sodalizi dei Nuvoletta e dei Polverino, risulta egemone sul territorio di Marano. A guidarlo, oltre ad Antonio, ci sarebbero anche i fratelli Gaetano e Raffaele, ritenuti promotori dell’organizzazione.
Inoltre i finanzieri, pochi giorni fa, hanno sequestrato anche la Idealcart Sas di Iandoli Jole & C., ritenuta dagli investigatori “espressione imprenditoriale del clan”, attraverso le quote societarie intestate alla moglie e dalla nipote di Orlando. La società sequestrata, spiegano gli investigatori, riforniva package ai commercianti della zona e operava nella stessa sede della Lenny sas. Quest’ultima aveva il medesimo oggetto sociale ed era stata confiscata dalla Corte di appello di Napoli.