BOLOGNA – “Mi trovavo in uno stato confusionale mai provato prima, una sensazione del tutto diversa rispetto a quando si beve. Una sensazione che non saprei descrivere, che capisce solo se si prova”. La raccontò così una ragazza di 22 anni che il 13 aprile del 2017, dopo essere stata invitata da un amico a bere un cocktail in un locale a Milano, fu narcotizzata e violentata. Le avevano fatto assumere una forte dose di quella che viene definita la ‘droga dello stupro’. Ma se questa ‘droga’ viene somministrata, c’è anche qualcuno che la vende.
La banda degli insospettabili
I carabinieri del nucleo operativo ha bloccato quattro insospettabili perché ritenuti responsabili proprio di spaccio di droga dello stupro all’interno delle discoteche e dei locali notturni bolognesi. In manette sono finiti un bolognese di 48 anni, un 38enne di Cosenza, 43 di Trieste e un 52enne residente a Parma. Per due sono stati disposti i domiciliari, uno ha ottenuto un divieto di dimora. Il quarto si trova ancora in carcere in attesa dell’udienza di convalida. Si tratta di insospettabili perché ognuno aveva un lavoro inquadrato. Veniva venduta in flaconcini quella ‘droga’, ma i militari dell’arma, nel corso di una perquisizione, ne hanno trovati almeno tre litri.
Incastrati dai racconti dei frequentatori dei locali
Tecnicamente si tratta di acido γ-idrossibutirrico, in un acronimo più semplice si può definire Ghb. Considerando che ogni flaconcino contiene pochi millilitri di sostanza, il calcolo è presto fatto: al mercato nero avrebbe fruttato oltre 150mila euro. Ma la ‘farmacia’ fuorilegge era composta anche di altre sostanze di altro tipo. Ai quattro incensurati si è giunti attraverso alcune informazioni che sono state messe insieme come un puzzle. Racconti frammentati del popolo della notte bolognese che raccontava di questo tipo di business. Sono scattati i controlli, le verifiche, infine le manette.