Pesaro, caccia ai killer: dietro l’agguato la vendetta della ‘ndrangheta

Anche la scelta del giorno, il 25 di dicembre, potrebbe non essere casuale

Omicidio
Foto LaPresse - Stefano Porta

MILANO – E’ caccia ai due killer di Natale a Pesaro. Dietro l’agguato costato la vita a Marcello Bruzzese, fratello di un collaboratore di giustizia, appare ormai chiara la pista di una vendetta di ‘ndrangheta.

Omicidio di Pesaro, Salvini in Prefettura

L’uomo, 51enne di origini calabresi, era sotto protezione da tre anni e viveva con la moglie e i figli in un appartamento messo a disposizione dal ministero dell’Interno. Il vicepremier Matteo Salvini, al centro della nuova polemica politica per essersi scattato un selfie mentre mangia pane e Nutella a poche ore dall’imboscata, ha annunciato la partecipazione al comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza di giovedì: “Sarò in prefettura a Pesaro alle 11.30”.

La dinamica degli eventi

La procura distrettuale antimafia di Ancona e quella ordinaria di Pesaro hanno aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio volontario con l’aggravante mafiosa. Gli assassini hanno curato i movimenti della loro vittima attendendola incappucciati sotto casa. Alle 18.30 Bruzzese ha parcheggiato l’automobile nel garage attiguo all’ingresso del suo condominio in via Bovio, una stradina pedonale nel centro storico, praticamente deserto a quell’ora.

Caccia ai due killer

I killer gli hanno scaricato addosso almeno una ventina di proiettili calibro 9. Oltre la metà dei colpi ha trafitto il corpo, trovato dai carabinieri crivellato in un lago di sangue. Sono stati dei residenti del quartiere a dare l’allarme, intimoriti dal rumore della scia di spari inizialmente scambiati per petardi.

La modalità dell’esecuzione lascia pochi dubbi agli investigatori. Al centro dell’indagine l’identità degli autori, i mandanti e il movente dell’omicidio, che non è escluso essere legato ai conflitti di inizio anni Duemila per il dominio della Piana di Gioia Tauro nei quali era coinvolto il fratello pentito della vittima, Gerolamo.

I legami tra Bruzzese e la cosca mafiosa

Fino al 2003 i Bruzzese erano alleati storici dei Crea di Rizziconi, storica e famigerata cosca della Piana. L’alleanza si era interrotta bruscamente quando Girolamo, latitante e condannato a 7 anni per omicidio, aveva sparato alla testa del boss Teodoro Crea e, credendolo morto, si era costituito iniziando la sua collaborazione con la giustizia. Ma il padrino era sopravvissuto e la ‘ndrangheta non conosce perdono.

Una data simbolica

Anche la scelta del giorno, il 25 di dicembre, potrebbe non essere casuale. Nel 1995 l’allora 28enne Marcello era sfuggito a un primo agguato a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, costato la vita al padre Domenico e al marito della sorella, Antonio Maddaferri. Da tre anni viveva a Pesaro, dove si era già trasferito nel 2008 prima di spostarsi in Francia.

Pesaro precipita nella paura

Secondo quanto si apprende, non aveva un lavoro e, come accade in questi casi, riceveva uno stipendio dallo Stato. Anche i parenti più stretti facevano parte di un programma di protezione, pur non dovendo cambiare cognome. “Pesaro è spaventata”, ha commentato il sindaco marchigiano Matteo Ricci. Per il primo cittadino “lo Stato per colpire la ‘ndrangheta si avvale dei collaboratori di giustizia, ed è giusto così. Ma non è giusto che una città venga sconvolta in questo modo”.

(Lapresse/di Ester Castano)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome