ROMA – Nomi e cognomi dei responsabili della crisi Carige che hanno legami con la politica. E nuove norme per il settore bancario. Luigi Di Maio porta avanti quella battaglia sul credito su cui il Movimento 5 Stelle si batte da sempre.
Il vicepremier, illustrando alla Camera i contenuti del decreto varato il 7 gennaio per salvare l’istituto genovese, sottolinea che “ad ora non sappiamo se dovremo intervenire con fondi pubblici”. Se questo dovesse avvenire, la Cassa di risparmio diventerà “la banca dei cittadini”.
Di Maio sottolinea che, come è stato per Mps, Carige è finita sull’orlo del fallimento “a causa di una gestione scellerata ma anche dalle commistioni con la politica”. Di conseguenza, “i responsabili di questo disastro devono essere resi pubblici, e pagare le conseguenze dei propri errori”.
Il leader M5S fa i nomi di personaggi politici che sarebbero legati alla crisi di Carige
Alessandro Scajola, fratello dell’ex ministro di centrodestra Claudio Scajola, che era nel Cda della banca come Luca Bonsignore, figlio di un ex eurodeputato del Popolo delle libertà.
Di Maio, sottolineando che “si spazia da destra a sinistra”, cita altri due ex consiglieri d’amministrazione: Giovanni Marongiu, sottosegretario alle Finanze nel governo Prodi I, e Alessandro Repetto, ex presidente della Provincia di Genova e parlamentare dell’Ulivo.
“Se Di Maio sa qualcosa vada in Procura“, incalza Carlo Calenda, “Il governo non è l’opposizione, non deve fare denunce ma deve fare atti, perché uno o due mesi vanno bene per imparare ma dopo sette mesi basta“.
Tra gli interessati, risponde Bellavista Caltagirone
“Se non le scuse almeno un atteggiamento più consono“, e ricorda “che quando il gruppo Acqua Marcia chiese e ottenne i prestiti dalle banche si trovava in uno stato di assoluta solidità finanziaria, tanto da poter fornire le adeguate garanzie“. E anche Repetto e Scajola respingono le accuse del leader pentastellato.
“I quattro “giocavano a fare i banchieri
Lo si capisce dalle operazioni temerarie“, attacca il vicepremier Di Maio, puntando il dito contro “numerose scelte discutibili, con perdite su crediti per diversi miliardi”.
Davanti ai deputati, vengono snocciolati nomi e cifre
Carige avrebbe finanziato 450mln al Gruppo Messina, 250mln sarebbero stati concessi “con estrema leggerezza, come ha sottolineato anche Bankitalia” al Parco degli Erzelli, una cittadella tecnologica “fortemente voluta dalla politica ligure”.
E ancora: “35 milioni per un mutuo concesso al gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone; 20 milioni al gruppo che fa capo Beatrice Cozzi Parodi“.
Per “spezzare il legame deleterio tra partiti e politica” i pentastellati vorrebbero introdurre nuove norme già nel decreto Carige.
Una serie di emendamenti, considerati inammissibili, puntavano a combattere i conflitti di interesse e limitare le “porte girevoli” tra gli enti di controllo e le banche.
E’ probabile che le misure, saltato questo giro, verranno introdotte in un altro pacchetto
Secondo gli auspici di Di Maio, dovrebbe seguire il Glass-Steagall Act, la riforma bancaria che negli Usa ha cercato di limitare le attività speculative.
(LaPresse)