NAPOLI – Tutto tace, ma non è un caso. Dopo l’escalation che è stata registrata all’inizio dell’anno, ai Quartieri Spagnoli si sta respirando una nuova pax mafiosa. Tutto sarebe nato da un incontro, un summit che potrebbe aver riequilibrato le tensioni tra i vecchi e i nuovi ‘signori’ dei vicoli. Un agguato e una serie di stese sono il bilancio di quella che sembrava una faida sul punto di esplodere. Ma le polveri sono state bagnate grazie all’intervento di mediazione di un soggetto noto della mala quartierana.
Il summit
Il summit avrebbe pertanto rimesso equilibrio nel ventre molle, con una ridefinizione degli spazi e delle aree di competenza nella pulviscolare frammentazione criminale del territorio. Lungo la striscia che va dal cavone al Pallonetto insistono infatti numerose organizzazioni, ognuna con i suoi affari e il proprio territorio. Le forze dell’ordine che tengono il polso criminale del territorio, tuttavia, restano all’erta, perché non di rado i momenti di pax mafiosa vengono interrotti da picchi di violenza. L’escalation nei confronti di Ciro Mariano ebbe come ultimo step, in ordine di tempo, l’emissione di un documento, un manifestino. Un foglio su cui si fece più chiaro il messaggio nei confronti del gruppo di quello che è ritenuto il loro capo, il 68enne Ciro.
Il volantino
Su quel volantino che circolava – rilevato da alcune informative delle forze dell’ordine – c’era un messaggio dal quale si evinceva una sorta di ‘sfratto’ esecutivo nei confronti del Picuozzo. Un segnale tanto provocatorio sottende a un livello di tensione che quasi si può toccare. E’ quella che si manifesta quando esplodono i conflitti tra organizzazioni malavitose, è quella che porta i residenti al coprifuoco. La conseguenza di quella tensione ‘stampata sui manifesti’, fu il messaggio ai residenti di non uscire dopo le otto di sera. Un pericolo concreto e sentito, tanto che persino un sacerdote di Montecalvario, durante un’omelia raccomandò ai suoi fedeli di “fare attenzione” se fossero usciti di sera. Nel cuore di città, quello fatto di carne e storia, si è combattuta una guerra.
Segnali inequivocabili
I segnali erano stati inequivocabili. Dopo il raid mirato del 31 gennaio, le incursioni sotto casa del vecchio boss dei Quartieri Spagnoli erano continuate. E così le minacce. Di fatto il suo ritorno nei Quartieri Spagnoli dopo anni di detenzione, ha rotto degli equilibri e di fatto, dopo alcuni mesi, ha scatenato una reazione forte. In vico Colonne a Cariati, sotto casa del boss, le stese sono state ripetute e questo è stato la cartina di tornasole per nuove tensioni che – secondo informative – stavano correndo il rischio di allargarsi a macchia d’olio anche oltre i confini dei vicoli di Montecalvario. I Quartieri Spagnoli sono tra le cosiddette zone ‘calde’ per gli investigatori. In quel territorio, per anni, hanno operato diversi gruppi criminali, nessuno in grado di prevalere sugli altri.
La zona calda
La guerra dei vicoli ha abbracciato il vecchio e il nuovo della mala napoletana. Contro i Mariano si era schierato il gruppo (una volta legato ai Picuozzi) che farebbe capo a Vincenzo Romano e che avrebbe chiesto man forte a gruppi che provengono dalla Sanità. L’obiettivo era quello di far allontanare definitivamente Ciro Mariano e i suoi fedelissimi dalla storica roccaforte dei quartieri. In precedenza, in un’altra tavola rotonda tra i ras che insistono a ridosso di quelle zone sarebbero stati siglati gli estremi di una trattativa. Una sorta di summit di non belligeranza in cui sarebbero stati ridefiniti i confini e le aree di pertinenza criminale dal Cavone al Pallonetto di Santa Lucia, lungo quella direttrice che attraversa l’intera estensione dei Quartieri Spagnoli. Poi ci fu il ritorno in libertà di Ciro Mariano che ha avuto l’effetto di un terremoto. “Ci sono due possibilità. O fa la valigia, oppure, ed è quello che temiamo, si riorganizza. Sta a lui fare la prima mossa. Noi non possiamo fare altro che aspettare”.
In trepidante attesa
Fu questo il laconico commento di un investigatore alla notizia della scarcerazione dell’uomo che, per anni, è stato ritenuto al vertice dell’organizzazione che porta il suo nome. Di fatto il boss non avrebbe la forza militare di un tempo ma, secondo quanto ricostruito dalle inchieste e rivelato dai collaboratori di giustizia, il Picuozzo, poteva vantare agganci soprattutto all’interno della cosiddetta ‘Alleanza di Secondigliano’. Adesso l’asticella della tensione è calata. Merito di un summit e di un capace mediatore.