Il piano del Movimento 5 Stelle per l’eliminazione fisica della stampa libera va avanti. Ieri è stata avviata una campagna pubblicitaria per la presentazione di reddito di cittadinanza e Quota100 sui giornaloni nazionali. Proprio quelli che i grillini accusano da anni di essere servi dei “poteri forti”. E’ un finanziamento mascherato.
Il finanziamento travestito da pubblicità
I banner sono apparsi su poche (le solite) testate per conto del Ministero del Lavoro. Inserzioni che, si badi, non vengono pagate di tasca propria dal titolare del dicastero, l’ex bibitaro Luigi Di Maio. Le paghiamo tutti noi con le tasse. Soldi pubblici, insomma. Anzi, finanziamento pubblico.
Il ‘libero mercato’ solo per i più deboli
Questo “sostegno”, però, non suscita indignazione come quello rivolto alle piccole cooperative di giornalisti. Non turba, secondo i pentastellati, le “regole del mercato” alle quali i piccoli editori (e solo loro, evidentemente) devono sottostare. Non è stato mai sottoposto al voto sulla piattaforma Rousseau. Un contributo rivolto a soggetti selezionati dal Ministero, senza trasparenza né annunci pubblici per consentire a tutti di partecipare alle “selezioni”. Senza l’obbligo, per i giornali beneficiari, di rispettare parametri rigidi come quelli fissati per l’accesso al fondo per il pluralismo dell’informazione.
La strategia per ‘sfoltire’ il mercato
Riassumiamo quindi la politica grillina sulla stampa: da una parte sopprimono gli aiuti ai piccoli editori, condannando alla chiusura i giornali liberi e alla disoccupazione migliaia di giornalisti. Realtà che sopravvivono nonostante la concorrenza di siti Internet che operano nella più assoluta illegalità e impunità. Di giornali online che spesso non hanno una testata registrata, non pubblicano informazioni per altri obbligatorie come quelle sulla sede legale, sulla sede operativa o sul responsabile fisico a cui rivolgersi in caso di diffamazione, violazione della privacy o pubblicazione di materiale altrui.
Gli editori che piacciono ai pentastellati
Dall’altra parte, eliminata la concorrenza della stampa libera, i grillini regalano ai giornali dei grandi gruppi un bel po’ di quattrini dei contribuenti con la pubblicità. Soldi che finiscono nelle tasche di miliardari che costruiscono palazzine, lucrano in borsa, gestiscono appalti e controllano interi partiti politici. Una serie di mosse che, nel silenzio generale, condannano l’Italia a un altro Medioevo. Che consegnano nelle mani dei più ricchi e potenti imprenditori il controllo della verità sulla realtà in cui viviamo, del ricordo degli eventi passati, della lettura del mondo sulla quale si formeranno le coscienze delle generazioni future.
I ‘paladini’ contro il bavaglio
E il pensiero va alle “campagne contro il bavaglio all’informazione” che in passato venivano promosse proprio da alcuni di questi “giornaloni”, ai “post-it”, alle manifestazioni di piazza e quant’altro. Oggi, stranamente, non ci si indigna, non si protesta, non ci si incatena davanti ai palazzi del potere. E non sorprende il fatto che Roberto Fico, già blando presidente della commissione di Vigilanza Rai, continui a sonnecchiare. Che non dica una parola sull’assassinio della libertà di stampa che si sta consumando, per scongiurare la dittatura dei pochissimi editori che oggi possono permettersi il lusso di fare informazione.
I “soliti noti”
Restano solo loro a decidere se un fatto è una notizia oppure no. E considerato quello che si è visto negli ultimi anni, c’è poco da stare tranquilli. Qualche editore andava a fare colazione a palazzo Chigi per farsi dare da Renzi le dritte sui provvedimenti di governo per investire in borsa. Qualcun altro ha le mani in pasta un po’ ovunque, dall’edilizia al servizio idrico, e i suoi giornali sono sempre molto attenti alla politica. C’è poi quello del conflitto d’interessi, che ha tre televisioni e un bel po’ di giornali. Una volta il nemico era lui. Ora che i grillini sono al governo il nemico sono i suoi concorrenti.
Vergognatevi. Togliete l’ossigeno a chi fa informazione libera rispettando le regole. E foraggiate sottobanco, col solito trucchetto della pubblicità, i soliti noti, la cui posizione dominante è già di per sé un ostacolo al libero mercato. Come Robin Hood ma al contrario: rubate ai poveri per dare ai ricchi. Vergognatevi.