BEIRUT (Libano) – Libano, il nunzio: “E’ il momento di parlare del rientro dei profughi dalla Siria”. Per farsi un’idea di cosa significhi davvero l’emergenza migranti, si deve guardare al Libano. Una striscia di terra con poco più di quattro milioni di abitanti ospita oltre un milione e mezzo di profughi siriani. “Ma i numeri oscillano, sono arrivati fino a due milioni”, racconta il nunzio a Beirut, monsignor Joseph Spiteri, che incontriamo durante il 144esimo anniversario della fondazione dell’Università Saint Joseph, gestita dai gesuiti.
Libano, l’ambasciatore del Papa: “Contiamo sull’appoggio del Papa”
Il Paese dei cedri, rivela l’ambasciatore del Papa, “conta molto sull’appoggio, anche morale, della Santa Sede. La generosità che Beirut sta dimostrando è enorme, ma desideriamo tutti un rientro ben organizzato di questi siriani nella loro terra”. La pressione sociale, nel Paese che dal 1947 convive con la gestione dei profughi palestinesi, sta crescendo a dismisura. Gli sfollati sono distribuiti in campi che gravano su aree già piegate dalla povertà. Il momento è cruciale: con il conflitto che in Siria si avvia alla conclusione e l’Isis accerchiata, dalla riorganizzazione del Paese dipenderà il rientro dei rifugiati in patria. Gran parte del territorio è sotto il controllo del governo centrale. “Ma ci sono ancora delle difficoltà. La comunità internazionale dovrebbe impegnarsi a risolverle per permettere il ritorno di più persone”, denuncia il nunzio.
Oltre 150mila siriani sono già rientrati
Secondo le ultime cifre dell’alto commissariato per i rifugiati, sono 150mila i siriani che sono già rientrati, ma il numero di sfollati in Libano, in proporzione, è ancora davvero troppo alto. Il dramma è soprattutto il loro, costretti a vivere in baracche e non integrati. “Però non bisogna dimenticare che il Libano è sempre stato un esempio nell’accoglienza”, tiene a precisare il diplomatico vaticano: “il Paese accoglie, malgrado abbia sofferto durante la guerra civile, sia stato invaso e occupato dai vicini”. La disponibilità del governo, ricorda, “è stata esemplare”: “Ha anche aperto le scuole pubbliche. I bambini libanesi fanno lezione al mattino, il pomeriggio c’è un ciclo per i ragazzi siriani”.
L’Isis ha svuotato la Siria dei suoi fedeli
Il problema, per la Chiesa, è anche che l’Isis ha svuotato la Siria dei suoi fedeli: “il patrimonio cristiano a Damasco viene dai primi secoli, è molto, molto importante, anche per mantenere questo bellissimo equilibrio tra le religioni”. Nonostante tutte le difficoltà, la Chiesa resta attiva: “Grazie anche all’appoggio delle organizzazioni cattoliche internazionali abbiamo potuto ricostruire tante chiese perché i cristiani rimasti lì possano continuare a pregare”.
Anche se Papa Francesco non ha ancora avuto modo di visitare il Libano, la vicinanza del Vaticano a Beirut è nota. Lo storico documento di fratellanza con l’Islam, siglato ad Abu Dhabi con il grande imam di Al-Azhar, non è passato inosservato: “E’ molto sentito. L’eco dell’intesa è stata incredibile, abbiamo ricevuto tanti inviti per incontri interreligiosi con sciiti, sunniti, drusi”. Il fermento è grande. Come era stato richiesto, l’accordo è già oggetto di studio nelle università cattoliche e nei centri di formazione islamici. Nel Libano, terra in cui convivono 18 confessioni religiose diverse, “si sente davvero la fraternità in questo momento”. Ma “i nostri fratelli e sorelle vogliono avere appoggio nel riconoscere che non sono terroristi. Sono uomini e donne di fede accanto ai quali possiamo camminare”.
(Maria Elena Ribezzo – LaPresse)