Milano, Nicolò si offre come ostaggio: “Non mi sento un eroe”

Il coraggioso ragazzino è intervenuto su Rai Radio1 a 'Un giorno da pecora' per raccontare la drammatica esperienza che ha coinvolto lui e i suoi compagni

Foto LaPresse - Mourad Balti Touati

MILANO – A Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, nella puntata in onda domani alle 13.30, Nicolò Bonetti, uno dei bambini presenti sullo scuolabus sequestrato ed incendiato a Milano mercoledì scorso, per la prima volta ha parlato della drammatica vicenda che ha vissuto, svelando che, a rischio della propria vita, in quei momenti delicati ha deciso di offrirsi come ostaggio. Quanti anni hai? “12, sono in seconda media”. Come ti senti ora? “Ora sto bene, e stanno bene anche i miei migliori amici, che ho già sentito”.

Il coraggio e l’altruismo di Nicolò

Sei un piccolo eroe. “Grazie, ma non mi sento un eroe, ho fatto solo la cosa giusta”. Cosa è successo quando l’autista ha dirottato il bus? “Ad un certo punto l’autista, che per me è un terrorista, ci ha urlato di allontanarci dalle porte, ci ha mostrato quella che noi pensavamo fosse una pistola, ha preso delle fascette e ha ordinato ai professori di educazione fisica di legarci. Poi ci ha imposto di dargli i telefoni, cosa che abbiamo fatto tutti tranne Rami”. Poi cosa è accaduto? “Il terrorista, io lo chiamo così, ha chiesto di avere qualcuno vicino a lui, e ha iniziato a spargere benzina.

I drammatici momenti vissuti sullo scuolabus

Poi è andato a prendere un ostaggio e ne ha chiesto un altro: se nessuno si fosse presentato minacciava di fare esplodere l’autobus. In un momento di panico, coi miei compagni agitati – ha proseguito lo studente a Rai Radio1 – ho deciso di andare lì ed offrirmi volontario”. Non hai avuto paura? “Si, avevo paura, in tanti mi hanno creduto pazzo, ma penso di aver fatto la cosa giusta, l’ho fatto per i miei compagni. Ho cercato di tenere i nervi saldi”.

Il terrorismo voleva vendicare le stragi nel Mediterraneo

Cosa ti diceva il terrorista? “Cose molto strane: voleva vendicarsi dei bambini morti nel Mediterraneo, della politica in Italia e nel suo Paese, insultava Di Maio e Salvini. A volte diceva che non voleva ucciderci e due secondi dopo che sarebbe tutto finito e nessuno sarebbe uscito vivo da quel pullman. Si è fermato 5 o 6 volte con la benzina che continuava a sgorgare”. Tuo padre ha detto che sei stato un pazzo. “Si, e forse ha ragione. Ma in quel momento mi sono sentito di farlo”. Anche a scuola – hanno cercato di sdrammatizzare i conduttori – ti offri volontario per le interrogazioni? “No. Solo in quelle di storia…”, ha ammesso Nicolò a Un Giorno da Pecora.

(LaPresse)

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