E’ in evoluzione lo scenario politico. Per il governo penta-leghista, bravo a fare autonomamente finora maggioranza e opposizione, non ci sono più soltanto i problemi ‘interni’ da affrontare. Ci sono, invece, anche fattori esogeni, come quelli russi che stanno travolgendo il Carroccio.
L’inchiesta della procura di Milano, sui presunti finanziamenti da Mosca incassati dal partito di Matteo Salvni, inevitabilmente costringono ‘il capitano’ ad avere un profilo più basso, a concentrarsi meno sulla campagna elettorale costante che ha intrapreso (e mai mollato) da dopo la nomina di vicepremier. La situazione spiacevole per i leghisti è un’occasione per i grillini che, se saranno bravi a smarcarsi dal cedimento della creatura salviniana, potrebbero riprendere forza. Nel frattempo, però, c’è solo caos, con riforme importanti in stand-by e opinioni discordati su temi sensibili e nodali per il futuro dell’Italia (come flat-tax, vicenda autostrade, gestione migranti, Autonomie e sicurezza).
Intanto si fa strada Nicola Zingaretti. Il segretario dem prova a rimettere in sesto il Pd. Ieri dal palco dell’hotel Ergife ha tracciato le linee guida: “Il Pd è l’unica alternativa credibile a questa deriva italiana”. A mettergli i bastoni tra le ruota, però, rischiano di essere i renziani.