WASHINGTON – Nessuna suspense questa volta. Ma i ricordi lasciano sempre emozioni quando si tratta di celebrare un’impresa che dimostrò al mondo che non ci sono confini, riproponendo agli Stati Uniti il mito fondante della propria cultura, ovvero quello della nuova frontiera. Il 20 luglio di cinquant’anni fa gli americani Neil Armstrong e Buzz Aldrin atterrarono sulla Luna, protagonisti di una ‘passeggiata’ seguita sulla Terra in televisione da mezzo miliardo di persone.
Gli Usa celebrano lo sbarco sulla Luna
Il modulo lunare, chiamato ‘Lem’ e battezzato ‘Eagle’, si appoggiò alle 20.17 Utc del 20 luglio 1969. Poco più di sei ore dopo, alle 2.56, il comandante Armstrong mise il primo piede, quello sinistro, sulla Luna, e pronunciò la famosa frase: “È un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità”. Era notte, per noi in Italia, quando l’Aquila, illuminata dalla luce della tecnologia, concluse il suo volo durato otto anni portando a termine la prima fase, la più attesa, della missione dell’Apollo 11.
Mezzo secolo d’impresa
Il ricordo di quella conquista non si è mai affievolito e mezzo secolo dopo la Nasa lo ha voluto ricordare con una serie di iniziative, mostre ed eventi che hanno coinvolto i centri spaziali della Florida (John F. Kennedy Space Center) e quello di Houston, in Texas (Lindon B.Johnson Space Center). Anche alla Casa Bianca l’obelisco del Washington Monument è stato illuminato come il razzo Saturn V da venerdì. Nella giornata di sabato, intanto, le celebrazioni sono affidate al vicepresidente Mike Pence al Kennedy Center, da cui sono partiti Armstrong, Aldrin e Michael Collins, il terzo compagno di squadra rimasto nell’orbita della Luna.
Ora l’obiettivo è Marte
Ma negli Usa tornano a risuonare le parole del presidente, Donald Trump, e la sua idea di una nuova missione, questa volta su Marte. Lo scorso marzo, l’inquilino della Casa Bianca annunciò l’intenzione di aggiungere 1,6 miliardi di dollari al budget della Nasa nel 2020, da destinare agli sforzi per far tornare gli astronauti americani sulla Luna entro il 2024.
Le richieste di Trump alla Nasa
L’idea è di accorciare il calendario di quattro anni, ma Trump avrebbe anche più volte chiesto a Jim Bridenstine, l’amministratore della Nasa, il perché di questa dispendio di risorse dimostrandosi molto più interessato ad un primo sbarco su Marte. Concetto ribadito anche nei giorni dell’anniversario dello sbarco sulla Luna. Il presidente americano ha voluto sottolineare che la sua amministrazione è impegnata a ristabilire il predominio e la leadership degli Usa nello Spazio per i secoli a venire. Per questo ha comunicato alla Nasa l’intenzione di voler mandare anche una donna sulla Luna e di fare un ulteriore balzo inviando americani su Marte.
Verso una nuova conquista
Mezzo secolo dopo dunque torna la voglia di riconquista. Sull’impresa di 50 anni fa il più attivo, nonostante i suoi 88 anni, è l’astronauta Collins che ha parlato di “una cosa magnifica immersa nel velluto nero del resto dell’universo. Al centro di controllo dissi queste parole: Houston, vedo il mondo nel mio oblò”. Il ricordo di un’impresa che cambiò lo sguardo degli uomini sulla Terra.
(LaPresse/AFP)