Partiti i test per la cura col sangue dei pazienti guariti da Coronavirus. E iniziati anche quelli con la somministrazione di eparina. Un lavoro serrato presso gli ospedali di Pavia e Padova nel primo caso e pedali e di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza per il secondo.
Plasmateriapia
Si aprono nuovi orizzonti nella cura del Covid-19. Si chiama plasmateria, ovvero tramite il sangue dei pazienti guariti ricco di anticorpi per poi somministrarlo ai pazienti ammalati. I test sono già partiti su una ventina di pazienti affetti da Coronavirus.
Il protocollo
E’ stato predisposto dal servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale del Policlinico San Matteo di Pavia, in collaborazione con altre strutture come l’Ats di Mantova. A donare il proprio sangue ricco di anticorpi è stata una coppia di medici, marito e moglie già guariti di Pieve Porto Morone (Pavia), primi casi di contagio in provincia di Pavia.
L’idea
E’ nata da un’equipe del San Matteo guidata dal professor Cesare Perotti: “I tempi sono stati velocissimi – ha detto l’ematologo Massimo Franchini, primario del centro trasfusioni dell’ospedale Poma di Mantova – abbiamo elaborato in una settimana un protocollo che avrebbe richiesto tre mesi. Il momento giusto per immetterlo è ad uno stadio preciso della malattia: si hanno già delle manifestazioni gravi, come la scarsa ossigenazione, si è sottoposti a ventilazione assistita con casco C-pap, ma non si è ancora intubati”.
Eparina
La sperimentazione è già avviata all’ospedale di Castel San Giovanni (Piacenza), il primo ospedale Covid in Italia dal 29 febbraio scorso. E pare già ci siano i primi riscontri positivi.
Il protocollo
Il tutto è stato condiviso con l’equipe multidisciplinare dell’ospedale di Castel San Giovanni costituita da cardiologi, internisti, infettivologi, medici di Pronto soccorso, pneumologi, fisiatri, ortopedici, rianimatori, chirurghi generali e plastici ed è applicato dal 17 marzo su più di 150 pazienti ricoverati per polmonite interstiziale.
L’idea
“Nasce – spiegano alla Ausl di Piacenza – dall’intuizione del primario di chirurgia plastica, Marco Stabile, che aveva già utilizzato l’eparina nella cura dei grandi ustionati. La terapia sfrutta il potere antiinfiammatorio dell’eparina e la sua capacità anticoagulante. Quest’ultimo è un elemento che previene una delle maggiori complicanze osservate nei pazienti Covid positivi: la trombosi diffusa. Il trend positivo osservato sugli indici di infiammazione conferma l’utilità dell’impiego in questa patologia”. E i risultati sembrano essere molto promettenti “in termini di miglioramento clinico”, per cui “il protocollo sarà esteso a livello di tutta l’Azienda Usl di Piacenza” e successivamente ad altri nosocomi.