Coronavirus: partiti i test per la cura col sangue dei pazienti guariti

Una sperimentazione è stata avviata presso gli ospedali di Pavia e Padova utilizzando il plasma dei pazienti guariti. In contemporanea si lavora anche presso l'ospedale di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza con la somministrazione di un antinfiammatorio, l’eparina

Foto Claudio Furlan - LaPresse

Partiti i test per la cura col sangue dei pazienti guariti da Coronavirus. E iniziati anche quelli con la somministrazione di eparina. Un lavoro serrato presso gli ospedali di Pavia e Padova nel primo caso e pedali e di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza per il secondo.

Plasmateriapia

Si aprono nuovi orizzonti nella cura del Covid-19. Si chiama plasmateria, ovvero tramite il sangue dei pazienti guariti ricco di anticorpi per poi somministrarlo ai pazienti ammalati. I test sono già partiti su una ventina di pazienti affetti da Coronavirus.

Il protocollo

E’ stato predisposto dal servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale del Policlinico San Matteo di Pavia, in collaborazione con altre strutture come l’Ats di Mantova. A donare il proprio sangue ricco di anticorpi è stata una coppia di medici, marito e moglie già guariti di Pieve Porto Morone (Pavia), primi casi di contagio in provincia di Pavia.

L’idea

E’ nata da un’equipe del San Matteo guidata dal professor Cesare Perotti: “I tempi sono stati velocissimi – ha detto l’ematologo Massimo Franchini, primario del centro trasfusioni dell’ospedale Poma di Mantova – abbiamo elaborato in una settimana un protocollo che avrebbe richiesto tre mesi. Il momento giusto per immetterlo è ad uno stadio preciso della malattia: si hanno già delle manifestazioni gravi, come la scarsa ossigenazione, si è sottoposti a ventilazione assistita con casco C-pap, ma non si è ancora intubati”.

Eparina

La sperimentazione è già avviata all’ospedale di Castel San Giovanni (Piacenza), il primo ospedale Covid in Italia dal 29 febbraio scorso. E pare già ci siano i primi riscontri positivi.

Il protocollo

Il tutto è stato condiviso con l’equipe multidisciplinare dell’ospedale di Castel San Giovanni costituita da cardiologi, internisti, infettivologi, medici di Pronto soccorso, pneumologi, fisiatri, ortopedici, rianimatori, chirurghi generali e plastici ed è applicato dal 17 marzo su più di 150 pazienti ricoverati per polmonite interstiziale.

L’idea

“Nasce – spiegano alla Ausl di Piacenza – dall’intuizione del primario di chirurgia plastica, Marco Stabile, che aveva già utilizzato l’eparina nella cura dei grandi ustionati. La terapia sfrutta il potere antiinfiammatorio dell’eparina e la sua capacità anticoagulante. Quest’ultimo è un elemento che previene una delle maggiori complicanze osservate nei pazienti Covid positivi: la trombosi diffusa. Il trend positivo osservato sugli indici di infiammazione conferma l’utilità dell’impiego in questa patologia”. E i risultati sembrano essere molto promettenti “in termini di miglioramento clinico”, per cui “il protocollo sarà esteso a livello di tutta l’Azienda Usl di Piacenza” e successivamente ad altri nosocomi.

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