ROMA – Il nuovo ordine di arresto, basato sulla condanna per l’omicidio di Desirée Mariottini, viene notificato a Brian Minthe poche ore dopo la sentenza che ne disponeva la liberazione. L’uomo, condannato a 24 anni e mezzo, resta in carcere come gli altri tre imputati, Mamadou Gara, Yousef Salia e Alinno Chima: i primi due sono stati condannati all’ergastolo, Chima a 27 anni.
La notizia viene divulgata nelle prime ore di domenica, quando Minthe avrebbe dovuto lasciare Regina Coeli, e viene commentata con soddisfazione dall’avvocato Maria Concetta Belli, legale di Barbara Mariottini, madre della vittima: “Questo rasserena gli animi – spiega -. Il fatto che una persona condannata a 24 anni e 6 mesi potesse tornare libera era una cosa inconcepibile, innanzitutto per il pericolo di fuga. Ora aspettiamo le motivazioni, ma una sentenza che ha riconosciuto l’accusa di omicidio per tutti gli imputati è una sentenza giusta”.
A stretto giro arrivano i commenti della politica dal leader della Lega Matteo Salvini, secondo il quale “è stato sconcertante apprendere che uno dei delinquenti stava per essere scarcerato”, alla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che assicura: “Faremo tutto il possibile per contrastare l’illegalità”.
Minthe, condannato a 24 anni e mezzo per omicidio e cessione di stupefacenti è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale, cui era legata la custodia cautelare. Poco dopo l’arresto, infatti, il Tribunale del Riesame aveva accolto il ricorso presentato dai difensori dell’uomo contro la custodia in carcere per l’accusa di omicidio, non essendoci, secondo i giudici, sufficienti indizi a suo carico. In conseguenza di ciò, l’uomo era rimasto in carcere per la sola accusa di stupro e quando sabato era stato condannato per l’omicidio e assolto per la violenza sessuale, i giudici ne avevano disposto la scarcerazione.
Secondo la ricostruzione della procura, quando morì, Desirée Mariottini frequentava lo stabile abbandonato in Via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo, da quasi due settimane: lì si procurava la droga e la consumava. Andava e veniva da quel posto, dove la notte del 19 ottobre 2018 è deceduta. Quando si è sentita male, dopo aver assunto varie sostanze, nessuno ha chiamato il 118 e la giovane, ridotta all’incoscienza, è stata violentata. Desirée non si è opposta in alcun modo: non poteva farlo perché non era in sé, non si reggeva in piedi mentre gli aggressori, senza nessuna pietà le erano addosso. Chi ha abusato di lei, subito dopo l’ha abbandonata sola, a terra, tremante, si è allontanato e l’ha lasciata morire.
(Alessandra Lemme – LaPresse)