Le nostre spiagge bagnate dalla plastica

Il report del Wwf: tra le dieci città più ‘avvelenate’ del Mediterraneo 5 sono italiane. Nel Tirreno la più alta concentrazione di microparticelle mai misurata in ambiente marino: 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato

NAPOLI – E’ allarme plastica negli oceani completamente invasi da rifiuti che devasteranno l’ecosistema per secoli. Un nuovo report del Wwf intitolato “Inquinamento da plastica negli oceani. Impatti su specie, biodiversità ed ecosistemi marini” fornisce un resoconto completo della misura in cui l’inquinamento che sta colpendo le acque, degli impatti che sta avendo sulle specie marine e sugli ecosistemi e presenta uno scenario futuro sulla base dei trend attuali. Il dossier è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto Alfred Wegener per le ricerche polari e marine (AWI), e rileva una situazione grave e in peggioramento che richiede un’azione concreta e immediata a livello internazionale.

Più plastica che pesci
La massa (in termini dipeso) di tutta la plastica presente (8 miliardi di tonnellate) è il doppio della biomassa totale degli animali terrestri e marini messi insieme. Il 60% di tutta la plastica mai prodotta, è diventata rifiuto e si sta accumulando nelle discariche o nell’ambiente naturale, soprattutto negli oceani. Si stima che nel mare si siano accumulate ad oggi tra le 86 e le 150 milioni di tonnellate di plastica. Secondo una stima recente, le plastiche monouso rappresentano dal 60 al 95% di tutte le plastiche presenti in mare. Le aree con la maggiore concentrazione di plastica (“hotspots”) al mondo sono 5 zone oceaniche definite “isole di plastica” con circa 5000 miliardi di frammenti di plastica, pari a 250mila tonnellate. Una recente analisi ha stimato che l’Europa (secondo maggiore produttore dopo la Cina), per esempio, rilascia ogni anno 307-925 milioni di rifiuti nei mari, di cui l’82% è plastica (principalmente frammenti di plastica e articoli monouso (ovvero bottiglie, imballaggi e sacchetti). La fonte principale della plastica dispersa in mare sono le attività costiere e una gestione inefficiente dei rifiuti, che peggiora ulteriormente nel periodo estivo a causa dell’aumento dei flussi turistici e delle relative attività ricreative. Seguono (con il 22%) le attività in mare con pesca, acquacoltura e navigazione disperdono nasse, reti, cassette per il trasporto del pesce.

Il Mediterraneo
Secondo una recente analisi8 ogni anno finiscono nel Mediterraneo 229mila tonnellate di plastiche. Più della metà proviene da soli 3 Paesi: il 32% dall’Egitto, il 15% dall’Italia e 10% alla Turchia. La situazione appare ancora più drammatica se si guarda al dettaglio delle città più inquinanti del bacino mediterraneo: tra le prime 10, ben 5 sono italiane (Roma, che detiene il primato assoluto, Milano, Torino, Palermo e Genova). Si stima che siano oltre un milione le tonnellate di plastica attualmente presenti nel Mediterraneo rappresentando una grave minaccia per i suoi fragili ecosistemi marini. E’ stato calcolato che tra il 21% e il 54% di tutte le microplastiche globali (equivalente al 5-10% della massa di microplastiche globale) si trova nel Mar Mediterraneo.

Il Mar Tirreno
Il Mar Tirreno che bagna le coste di Napoli e Caserta raggiunge un triste primato: nelle sue acque si trova la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità di un ambiente marino: 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato. Le microplastiche rappresentano la principale minaccia per l’ambiente. Quando i materiali entrano in mare iniziano un processo di frammentazione: le macroplastiche (di grandezza superiore a 5 millimetri) diventano microplastiche e poi nanoplastiche rendendo praticamente impossibile il loro recupero. Anche se la dispersione globale di plastica in natura fosse eliminata oggi la concentrazione di microplastiche nel 2050 sarebbe comunque doppia rispetto a quella attuale nonostante gli sforzi messi in campo.

I danni
L’inquinamento da plastica causa danni alla vita marina attraverso diversi meccanismi: intrappolamento, ingestione, soffocamento e rilascio di sostanze chimiche tossiche. Gli interferenti endocrini sono sostanze capaci di alterare il funzionamento del sistema ormonale, alterando l’allattamento, lo sviluppo e il comportamento in molti organismi marini. Significativi livelli di additivi delle plastiche sono stati riscontrati nel grasso delle balene del Mediterraneo.

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