Le divisioni del Papa

Nel febbraio del 1945 le tre grandi potenze che avevano vinto la seconda guerra mondiale e pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane, si riunirono in Crimea. Precisamente nella città di Yalta, ove Josif Stalin ricevette il premier inglese Winston Churchill ed il presidente degli Stati Uniti F. Delano Roosevelt per decidere sulle sorti del mondo. Nel corso delle trattative ci fu chi attorno al tavolo ritenne di consigliare ai tre leader di tener conto, per le decisioni da assumere, anche delle opinioni espresse dalla Chiesa cattolica e del lavoro da questa svolto sul piano morale e materiale contro le dittature. Fu a quel punto che il leader del Cremlino pronuncio la famosa frase “quante divisioni militari possiede il Papa?” intendendo non riconoscere altro che la rappresentanza ed i meriti degli eserciti schierati sui campi di battaglia per la fase dei negoziati. Una frase, quella di Stalin, rimasta famosa ed utilizzata per ritenere marginali ed ininfluenti, sul determinismo dei fatti storici, l’utilizzo delle azioni meramente morali ed immateriali. Una dichiarazione che potrebbe riproporsi dopo tre quarti di secolo, innanzi all’azione svolta dall’attuale Pontefice e del proposito da questi espresso di recarsi in Ucraina come “messaggero di pace”. La fatidica frase potrebbe essere pronunciata da Vladimir Putin, il nuovo despota che presiede il governo russo e che, come sappiamo, è di fede religiosa greco ortodossa, nonché sodale del capo di quella chiesa “rusticana” scismatica che obbedisce al Patriarca Cirillo I. Quest’ultimo appare legato con filo doppio a Putin di cui condivide la visione etica del mondo (oltre che quella politica). Non a caso il “pontefice d’oriente” ha più volte avallato e fatte proprie le opinioni moralistiche che dipingono l’Europa come una società moralmente ed eticamente decadente, erosa dal relativismo etico e da un regime di libertà civili che la starebbero distruggendo a poco a poco. Di recente Cirillo ha esecrato le leggi (adottate in Europa) sui diritti civili riconosciuti agli omosessuali, portandole ad esempio della corruzione morale che regnerebbe nel Vecchio Continente. Pur con il consueto garbo e la prudenza che connota il lessico vaticano, Papa Francesco ha risposto che quanti giustificano la guerra non si comportano come depositari della fede in Cristo, rintuzzando, in tal modo, l’appoggio che il Patriarca e la Chiesa russa hanno dato esplicitamente all’invasione intrapresa dai russi in Ucraina. Fatti questi che escludono un ascendente del Vescovo di Roma sulla chiesa ortodossa e sull’establishment politico di Mosca. Una circostanza che rende, allo stato, la futura missione di Jorge Mario Bergoglio in quel di Kiev del tutto inutile sotto il profilo dell’autorevolezza e della concreta possibilità di riuscire ove finora altri hanno fallito. Quello che infatti manca a Francesco è un’autorevolezza ed un prestigio come capo della Chiesa cattolica al quale egli stesso ha rinunciato in tutti questi anni, dando un immagine del ruolo e dell’opera del Papa a dir poco minimale, tutta protesa verso i minimi comportamentali ed esclusivamente votata alla catechesi di una Chiesa che trova solo nell’accudimento dei poveri la sua unica ragion d’essere. Niente che abbia il sapore di un lavoro diplomatico, di una costante mediazione e sintesi tra gli interessi dei grandi del mondo, onde mantenere rapporti di rilievo con i medesimi. Tipico, insomma, di un Papa che vuol somigliare più al missionario gesuita che non al capo di un’istituzione mondiale qual è la Chiesa, con centinaia di milioni di fedeli sparsi in tutto il mondo, erede di tradizioni diplomatiche e morali senza paragoni. Tanto per intenderci, nulla al paragone con l’azione politica di Pontefici come Pio XII, impegnato nel frangente della lotta al Nazismo, di Giovanni XXIII, maestro nel mediare il dissidio tra Usa e Urss sulla crisi dei missili a Cuba, oppure di Giovanni Paolo II, abile nella crisi polacca a sostegno delle libertà politiche e sindacali, contro i soviet. La chiesa di Roma è stata ben altra cosa nel panorama della storia dell’Umanità che un’associazione caritatevole incentrata sul contingente. A cosa potrà mai servire la presenza del Papa in Ucraina se manca, da parte sua, la condanna aperta della guerra scatenata dai russi? Se non ci si schiera fino a non voler distinguere l’aggressore dall’aggredito cingendosi di una neutralità fin troppo comoda che parifica i lupi agli agnelli in nome di una generica quanto inutile invocazione alla pace comunque essa sia realizzata? Certo quel passo, se compiuto, aumenterà la figura telegenica e la popolarità di Francesco, riempirà le pagine dei giornali alimentando un pacifismo neutrale, un buonismo inutile e le cronache di quei giorni. Certo nessun Papa ha mai posseduto divisioni militari, ma la Chiesa, istituzione antica di venti secoli, presieduta dal Vicario di Cristo in terra, in mano a taluni pontefici, che furono realmente tali, ha lasciato un’impronta significativa per non dire decisiva nella storia dell’Occidente. Con Francesco credo siamo ai minimi storici. E purtroppo non è poco…

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