Rifiuti, l’eterno incubo dei campani

La preoccupazione dei cittadini anche per i livelli di inquinamento dell’aria. L’Istat analizza stili di vita e di consumo della popolazione, dati che rilevano i termini di sostenibilità e benessere sociale

NAPOLI – I cittadini della Campania, con quelli del Lazio, hanno manifestato maggiore preoccupazione rispetto alle altre aree del Paese per la produzione e lo smaltimento di rifiuti con valori pari, rispettivamente, a 51,9% (53,0% nel 2018) e 52,2% (51,2% nel 2018) , contro la media nazionale del 44,1% (46,0% tre anni prima). Il dato emerge dal report Istat sulle Preoccupazioni ambientali e comportamenti ecocompatibili. A partire dal 1998 e con continuità tra il 2012 e il 2021, infatti, attraverso l’Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” l’Istat rileva la percezione dei cittadini rispetto alle tematiche ambientali. La percezione dei problemi ambientali è legata a esperienze, conoscenze e attitudini personali ma è anche influenzata dai media e dai temi di politica pubblica. Insieme ai dati di natura amministrativa è quindi considerata un importante strumento per il decisore politico. Lo studio di comportamenti ambientali, stili di vita e di consumo della popolazione ha inoltre rilevanza in termini di sostenibilità ambientale, di benessere sociale e qualità della vita.
Nel 2021, i cambiamenti climatici si confermano al primo posto tra le preoccupazioni per l’ambiente: così si esprime oltre la metà della popolazione di 14 anni e più (51,5%). Seguono i problemi legati all’inquinamento dell’aria. Queste preoccupazioni sono però meno sentite negli ultimi tre anni, soprattutto al Nord e nel Mezzogiorno, in particolare nei grandi comuni.
Al terzo posto, leggermente distaccata, si colloca la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (44,1% degli over14). Ulteriori fattori di rischio ambientale a livello globale vengono percepiti nell’inquinamento delle acque (40,1%) e nell’effetto serra e buco nell’ozono (34,9%).
Gli altri problemi ambientali preoccupano meno di tre persone su 10. In fondo alla graduatoria vi sono le preoccupazioni del futuro che coinvolgono una quota ristretta di persone, come le conseguenze del rumore sulla
propria salute e la rovina del paesaggio, quest’ultima percepita in modo crescente nelle regioni con vocazione turistica, come Trentino-Alto Adige, Veneto, Marche, oppure in regioni industrializzate come la Lombardia. L’analisi dei dati in serie storica fa presupporre che le preoccupazioni più legate al clima abbiano un andamento fortemente legato alle policy e all’influenza mediatica. La preoccupazione per l’effetto serra, che nel 1998 coinvolgeva quasi sei persone su 10 (di 14 anni e più), è scesa di circa 20 punti percentuali e interessa nel 2021 soltanto il 34,9% degli intervistati. In senso inverso, il timore per i cambiamenti climatici, indicato nel 1998 dal 36,0% delle persone, sale al 52,5% nell’ultimo anno (+16 punti percentuali). Valutando insieme i due problemi – effetto serra e cambiamenti climatici – emerge che l’attenzione aumenta in misura decisa a partire dal 2019 in concomitanza ai movimenti di protesta che hanno preso avvio a livello globale: oltre il 60% della popolazione si è infatti espressa in questa direzione.
La preoccupazione per l’inquinamento dell’aria è invece una costante per oltre la metà de cittadini da più di venti anni. Sul dissesto idrogeologico, che era tra le tematiche più preoccupanti nel 1998 (34,3%), l’attenzione è scesa molto, nel 2021 viene indicata solo dal 22,0% della popolazione di 14 anni e più.
Rispetto ai problemi legati all’inquinamento del suolo, dell’acqua e alla distruzione delle foreste il più sentito è, negli anni in esame, l’inquinamento delle acque che interessa in maniera costante circa il 40% delle persone di più di 14 anni. La distruzione delle foreste, che preoccupava nel 1998 il 25,2% della popolazione, scende al 22,3% nel 2021. Aumenta lievemente la percentuale di coloro che ritengono l’inquinamento del suolo tra le cinque preoccupazioni prioritarie in tema ambientale (da 20,3% a 22,9%). Tra le altre preoccupazioni emerge quella legata alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti che presenta un andamento altalenante nell’arco di venti anni: nel 2021, dopo una decisa diminuzione, ritorna quasi al livello del 1998 (da 46,7% a 44,1%). Nel 2021 la percezione delle tematiche ambientali si polarizza tra Nord e Sud del Paese. In particolare, i cambiamenti climatici preoccupano il 54,4,3% degli abitanti del Nord-est rispetto al 46,5% di quelli del Sud.
L’inquinamento delle acque è particolarmente sentito dagli abitanti di entrambe le ripartizioni settentrionali, molto meno nel Mezzogiorno, soprattutto isole.

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