NAPOLI – Un gioiello di salute e sostenibilità. La Dieta mediterranea ‘compie’ dodici anni di tutela Unesco. Il 16 novembre 2010 a Nairobi in Kenya il Comitato Intergovernativo della Convenzione Unesco approvò l’iscrizione della Dieta mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale, riconoscendo con questa definizione le pratiche tradizionali, le conoscenze e le abilità che sono passate di generazione in generazione in molti paesi mediterranei fornendo alle comunità un senso di appartenenza e di continuità.
ALIMENTAZIONE
I tratti salienti sono rappresentati dalla presenza costante di cereali e dei loro prodotti di trasformazione (pane, pasta), soprattutto integrali, l’abbondanza nella razione di ortaggi a foglia verde, l’impiego dell’olio extra vergine di oliva, con il conseguente rilevante apporto di acidi grassi monoinsaturi e la presenza di carne e pesce ma anche di proteine di origine vegetale dalle leguminose.
STILE DI VITA
La Dieta Mediterranea è molto più di un semplice elenco di alimenti o una tabella nutrizionale. E’ uno stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo. Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e si coniuga con il rispetto del territorio e della biodiversità. Si tratta di una vita comunitaria che valorizza anche l’artigianato e le vocazioni locali, come la produzione di contenitori per la conservazione e il consumo di cibo, le manifatture artistiche di piatti e bicchieri di ceramica e vetro, l’arte del ricamo e della tessitura.
ORIGINE
La denominazione Dieta Mediterranea è una etichetta nuova per una tradizione antica. E’ stata coniata a metà degli anni Settanta dagli scienziati americani Ancel e Margaret Keys per identificare uno stile di vita tradizionale che avevano scoperto e studiato nel Mediterraneo fin dagli anni Cinquanta. Le loro ricerche epidemiologiche sulle malattie cardiovascolari avevano rivelato per la prima volta nella storia della medicina che la longevità delle popolazioni del Meridione italiano, in particolare di Napoli, del Cilento e del resto della Campania, ma anche della Calabria, della Sardegna e delle Marche, si spiegavano con le abitudini alimentari, i costumi sociali, le produzioni locali.
SOSTENIBILITA’
Oggi la Dieta mediterranea è diventata un modello per affrontare concretamente i prossimi anni, rispondendo alle sfide che gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030 e la nuova strategia Farm to Fork Europea per la riduzione degli impatti ambientali dell’agroalimentare ci pongono di fronte. I grandi cambiamenti sociali e climatici in atto rappresentano una grande sfida per il Mediterraneo e l’interdipendenza tra il cibo e la crisi climatica deve passare attraverso una partecipazione inclusiva ed estesa, in cui abitudini alimentari sostenibili siano accessibili e comprese da tutti. Nel corso degli anni la rilevanza della Dieta mediterranea viene testimoniata anche dal sostegno che riceve non solo dall’Unesco, ma anche dalla Fao e dall’Oms, in quanto strumento per una agricoltura sostenibile ed elemento irrinunciabile per una dieta alimentare che aiuti a prevenire le malattie cardio- cerebrovascolari.
SALUTE
Per il ministero della Salute ad oggi la Dieta mediterranea rappresenta un vero e proprio modello di dieta sana e sostenibile con effetti positivi in ambito ambientale ed economico. Le produzioni agricole e agroalimentari assicurano la qualità dal punto di vista organolettico e garantiscono il rispetto di criteri etici e ambientali. Il ricorso alla dieta mediterranea non solo apporta un miglioramento della condizioni di salute della popolazione ma si propone come modello di nutrizione sostenibile e nel contesto del quadro produttivo, con i suoi prodotti tipici diventa espressione della storia e della cultura la cui riscoperta rappresenta un importante occasione per sottrarsi alla omologazione delle abitudini alimentari, salvaguardando così la biodiversità alimentare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA