NAPOLI – Dopo mesi di scontro acceso il Parlamento europeo ha votato a favore della Legge sul Ripristino della Natura e del Green Deal. Respinto quindi il tentativo, temuto dagli ambientalisti, di bloccare la Nature Restoration Law ma è stata approvata una legge indebolita rispetto al testo iniziale. Il voto rappresenta comunque un indispensabile passo nel cammino per salvare la biodiversità e a contrastare il cambiamento climatico.
Il voto
Dopo il dibattito, il Parlamento ha adottato la sua posizione sulla legge UE sul ripristino della natura con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni. Non è passato un voto per respingere la proposta della Commissione (312 voti favorevoli, 324 contrari e 12 astenuti). Si tratta di una vera e propria legge per la natura, con obiettivi vincolanti per recuperare gli ecosistemi danneggiati: almeno il 20% delle aree terrestri e marine degradate entro il 2030 e il 100% entro il 2050. Si prevede il ripristino degli ecosistemi cruciali per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità e la riduzione dei rischi per la sicurezza alimentare. Il disegno di legge non impone nuove aree protette nell’Ue e gli obiettivi possono essere posticipati in caso di conseguenze socioeconomiche eccezionali. I deputati hanno ribadito che il disegno di legge non impone la creazione di nuove aree protette nell’Ue né blocca nuove infrastrutture di energia rinnovabile, poiché hanno aggiunto un nuovo articolo in cui si sottolinea che tali impianti sono prevalentemente di interesse pubblico. Dopo questo primo passo il Parlamento è ora pronto ad avviare i negoziati con il Consiglio sulla forma finale della legge.
Obiettivi per il 2030
La nuova legge deve contribuire a raggiungere gli impegni internazionali dell’Ue, in particolare il quadro UN Kunming-Montreal Global Biodiversity. I deputati sostengono la proposta della Commissione di mettere in atto misure di ripristino entro il 2030 che coprano almeno il 20% di tutte le aree terrestri e marittime dell’Unione europea. La legge si applicherà solo quando la Commissione avrà fornito dati sulle condizioni necessarie per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine, e quando i paesi dell’UE avranno quantificato le aree da recuperare per raggiungere gli obiettivi di ripristino per ciascun tipo di habitat. Si prevede inoltre la possibilità di posticipare gli obiettivi in presenza di conseguenze socioeconomiche eccezionali. Entro 12 mesi dall’entrata in vigore del regolamento, la Commissione dovrebbe valutare l’eventuale divario tra le esigenze finanziarie per il ripristino e i finanziamenti dell’Ue disponibili e cercare soluzioni per colmare tale divario.
Esultano gli ambientalisti
Le oltre 200 organizzazioni italiane, che hanno aderito al Manifesto per la Nature Restoration Law hanno accolto con grande soddisfazione l’approvazione della legge europea per il ripristino della natura, scaturita dal voto dell’Assemblea plenaria del Parlamento Europeo. Tra gli scontenti c’è il governo italiano, contrario all’approvazione della legge per questioni legate alla sicurezza alimentare.
I punti critici
Ma resta l’amaro in bocca. Per raggiungere un compromesso, i deputati al Parlamento europeo hanno sacrificato molti impegni e obiettivi qualificanti, arrivando ad approvare una posizione sostanzialmente più debole rispetto alla proposta originaria della Commissione. In particolare il Parlamento ha cancellato l’articolo che avrebbe ripristinato la natura nei terreni agricoli, comprese le torbiere, rinunciando ad un elemento essenziale per aumentare la capacità dell’Europa di sequestrare il carbonio. Eliminate anche le azioni dedicate alla tutela degli impollinatori, fondamentali per contribuire alla sicurezza alimentare. Un ulteriore fonte di indebolimento deriva dall’emendamento approvato sulla necessità di effettuare una valutazione dell’eventuale impatto sulla sicurezza alimentare europea della Legge.
© RIPRODUZIONE RISERVATA