San Cipriano di Aversa, moglie e sorella del boss Iovine rischiano la condanna per minacce

Intimarono alla vedova di Carmine di non tornare più in paese e cedere le sue attività. La requisitoria in Corte d’appello. Proposti 6 anni e 6 mesi di carcere per Grasso e la confisca dei beni i fratelli De Chiara.

Era maggio 2008. La Dda riuscì ad assestare un importante colpo all’organizzazione mafiosa guidata da Antonio Iovine, all’epoca ancora latitante. Quell’attività investigativa coinvolse anche la moglie Enrichetta Avallone e diversi altri parenti e presunti fiancheggiatori del boss. E per alcuni di loro il processo innescato da quell’indagine, a 16 anni dal blitz che aveva generato, è ancora vivo. Stanno affrontando il secondo grado e, nel corso dell’udienza di ieri, il sostituto procuratore generale Luigi Musto ha avanzato le sue richieste.

Ha proposto 4 anni per Avallone, chiedendo la riqualificazione del reato contestato in tentata violenza privata. Invocati un anno e 4 mesi per Anna Iovine, sorella del boss pentito, 6 anni e 6 mesi per Renato Grasso e l’assoluzione per Marcellino Barracca, Alessandro Di Rosa e Massimiliano Grassi. Il procuratore generale ha chiesto la conferma della confisca per i fratelli Giuseppe e Armando Di Chiara, i quali, secondo l’accusa, avrebbero reimpiegato i soldi del clan nella realizzazione di un immobile.

Nel collegio difensivo gli avvocati Rocco Trombetti, Giuseppe Tessitore, Angelo Raucci, Emilio Martino, Alfonso Quarto, Umberto Pappadia, Raffaele Mascia, Pasquale Diana, Valerio Spigarelli, Alessandro Iazzetti e Maurizio Giovannone.

Stando a quanto sostenuto dalla Procura, Avallone e la cognata intimarono a Rosa De Novellis, vedova di Carmine Iovine, di non mettere più piede a San Cipriano d’Aversa e di cessare le sue attività commerciali. Grasso avrebbe gestito invece il settore dei videopoker e scommesse sportive per conto del gruppo Iovine.

Gli imputati sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Se l’iter giudiziario è approdato dinanzi alla quinta sezione della Corte d’appello di Napoli a distanza di 16 anni dal blitz, è perché il precedente verdetto di secondo grado è stato annullato con rinvio nel 2021. E adesso, dopo la requisitoria, si torna in aula a luglio per le arringhe dei difensori.

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