Un fedelissimo dei Belforte torna in città senza permesso. Beccato dai Carabinieri, torna fuori regione. IL NOME E LA FOTO

Giuseppe Marciano

Un fedelissimo della camorra dei Belforte è tornato in città senza permesso dal luogo in cui è confinato, sorpreso dai carabinieri in via Appia e rispedito a Taranto dove si trova in un luogo controllato. Segnalato al giudice di Sorveglianza per l’infrazione commessa. Giuseppe Marciano, 49 anni, si trovava a Maddaloni ma doveva invece trovarsi in una struttura (Airone si chiama) a Taranto. I carabinieri lo hanno bloccato dopo una segnalazione e hanno disposto il suo ritorno a Taranto; lo hanno segnalato al giudice di Sorveglianza. Arrestato sei anni e mezzo fa nell’ambito di una inchiesta sulle slot machine di cui imponevano la tenuta nei locali in stretto legame con i Belforte di Marcianise, Marciano fu successivamente scarcerato.

Da quella inchiesta condotta dalla Finanza emerse come Giuseppe Marciano assieme ad altri componenti dell’omonima famiglia, pur avendo subito l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale (relativamente anche a beni aziendali) nell’anno 2012, avesse proseguito nell’operare, attraverso la fittizia interposizione di terzi soggetti, titolari di ditte individuali, nel lucroso settore della gestione degli apparecchi elettronici da intrattenimento e gioco (slot machine e new slot, giochi quest’ultimi senza vincita in denaro) apparecchiature che venivano distribuire, mediante imposizioni, a numerosi esercizi commerciali del territorio di Maddaloni.

I collaboratori di giustizia Antonio Farina e Juri La Manna lo avevano definito quale persona direttamente interessata a operare nel settore illecito del controllo dei video giochi installati presso pubblici esercizi, collocando tale figura nell’ambito, più generale, della storia della famiglia Marciano, unanimemente indicata da tutti i collaboratori tra cui anche Michele Lombardi come il gruppo dedito a quelle attività, sotto il controllo e con la protezione delle organizzazioni camorristiche del territorio (in particolare, era espresso il riferimento agli stretti legami con il clan Belforte operante in quel territorio). Tale caratteristica dell’esercizio dell’attività rendeva palese non solo il collegamento con le organizzazioni di stampo mafioso, ma anche l’agevolazione dei gruppi criminali, cui i Marciano versavano periodicamente una quota dei proventi derivanti dalla gestione delle apparecchiature, quale corrispettivo della protezione assicurata nell’imporre l’installazione delle apparecchiature stesse. Quattro anni fa fu poi eseguito un provvedimento di sequestro che colpì il patrimonio illecitamente accumulato dalla famiglia Marciano, il cui capostipite già in passato era stato oggetto di analoga misura di prevenzione, che aveva provato ad eludere attraverso nuovi soggetti economici formalmente intestati a prestanomi, ma di fatto gestiti dai figli.

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