Tre imprenditori condannati per mafia. I giudici: vicini a Zagaria

Sono accusati di aver ottenuto appalti regionali sfruttando la loro vicinanza a Zagaria

CASAPESENNA – Dieci anni ciascuno: è la pena che il Tribunale di Napoli Nord ha disposto, accogliendo le richieste del pm Maurizio Giordano, per Antonio Fontana, 62enne, ex sindaco di Casapesenna, e per Costantino e Raffaele Capaldo, rispettivamente di 61 e 69 anni. Gli imputati, per la Direzione distrettuale antimafia, dal 2001 al 2015 hanno rappresentato il braccio imprenditoriale di Michele Zagaria alias Capastorta.

Grazie al loro presunto legame con il clan, avrebbero ottenuto dalla Regione Campania lavori su lavori. In particolare, le ditte a loro riconducibili si sarebbero aggiudicate numerosi lavori di somma urgenza riguardanti il settore idrico. Nel collegio difensivo degli imputati, ritenuti colpevoli in primo grado di associazione mafiosa, ci sono gli avvocati Giovanni Cantelli, Giuseppe Stellato, Gennaro Ciero e Luca Viggiano.

L’indagine che ha trascinato a giudizio i tre uomini d’affari, da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, è una costola della già nota attività investigativa denominata Medea, un’operazione che nel 2015 tirò in ballo altri colletti bianchi ritenuti vicini ai Casalesi. Tra loro figura Pino Fontana, fratello di Orlando (anche lui trascinato a processo dall’indagine e poi assolto), condannato per associazione mafiosa con sentenza irrevocabile (ora è libero).

Con Pinuccio, Medea tirò in ballo pure Luciano Licenza e Bartolomeo Piccolo, condannati in primo grado, con rito abbreviato, per concorso esterno al clan (adesso stanno affrontando il processo in Appello).

© RIPRODUZIONE
RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome