CASERTA – Sapeva di essere finito sotto la lente della Procura di Santa Maria Capua Vetere e non si sarebbe fatto scrupoli a confidarlo anche ad altre persone. Giorgio Magliocca, presidente della Provincia di Caserta e sindaco di Pignataro Maggiore, in alcune occasioni avrebbe rivelato ai suoi interlocutori pure dettagli contenuti negli atti dell’inchiesta a suo carico, documenti coperti da segreto investigativo, ma di cui era riuscito ad avere ugualmente notizia.
La consapevolezza del politico di essere monitorato traspare, sostengono i magistrati Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano, proprio dalle intercettazioni (quelle su cui era stato avvisato) disposte da loro e realizzate dai carabinieri nei suoi confronti.
Ma chi forniva a Magliocca informazioni top secret sulle attività degli inquirenti? La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha un’ipotesi e ieri mattina, per cercare riscontri, ha disposto perquisizioni presso abitazioni e uffici riconducibili a due persone (i controlli sono scattati contestualmente a quelli riguardanti il presunto giro di affidamenti veicolati a ditte pronte a sponsorizzare la squadra di calcio del Vitulazio). Chi sono? Giuseppe Parente, finanziere, e il cugino Mattia Parente, imprenditore e dal 2023 assessore del Comune di Grazzanise.
I pm Urbano e Cozzolino ipotizzano che il militare delle fiamme gialle sarebbe venuto in possesso delle informazioni sull’indagine a carico di Magliocca sfruttando il suo ruolo di componente della polizia giudiziaria in forza proprio alla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Le notizie riservate sarebbero poi state trasmesse al cugino Mattia, probabilmente per metterlo in guardia. Perché? Tra l’imprenditore, recentemente diventato assessore a Grazzanise, e Magliocca c’è una forte conoscenza e una frequentazione assidua che va oltre la politica. Così, per evitare coinvolgimenti del familiare, il finanziere lo avrebbe allertato. Ma Mattia Parente, secondo quanto ipotizzano gli inquirenti, avrebbe trasmesso le informazioni ricevute dal cugino proprio a Magliocca. Tra queste ci sarebbe anche l’indicazione della persona che avrebbe fatto la segnalazione agli investigatori sulle presunte condotte illecite legate all’intreccio tra calcio e politica.
I carabinieri hanno ricostruito che, dopo un incontro con Mattia Parente in cui avrebbe appreso di essere indagato, Magliocca si sarebbe recato da questa persona, di Vitulazio, per farle presente (circostanza da verificare) che entrambi erano sottoposti a intercettazione.
Naturalmente si tratta di uno scenario ancora ipotetico che, nel prosieguo delle indagini, potrebbe far emergere anche l’estraneità dei cugini Parente rispetto ai fatti contestati. E per fare chiarezza sulla vicenda, i carabinieri cercheranno riscontri anche nel materiale sequestrato ieri mattina.
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La sedicente immunità europea di Giorgio
CASERTA (gt) – Aveva una speranza. La notizia che fosse sotto indagine, ipotizza la Procura di Santa Maria Capua Vetere, non lo avrebbe atterrito. Anzi. Giorgio Magliocca, dice l’accusa, era pronto a reagire e aveva strutturato una strategia per cercare di fermare l’inchiesta. Quale? Gli inquirenti hanno registrato una conversazione telefonica che il politico avrebbe imbastito e preparato proprio per dare un messaggio a loro. Il 15 novembre scorso, i carabinieri hanno ascoltato una chiamata tra il presidente della Provincia di Caserta e tale A.C., il quale riferiva al primo di aver trovato un documento che sarebbe potuto essere di suo interesse. Quale? Il regolamento interno del Comitato europeo delle Regioni (Cor), organo del quale Magliocca, che è anche sindaco di Pignataro Maggiore, era all’epoca ed è tuttora membro. Il soggetto informa il presidente della Provincia di Caserta dell’esistenza dell’articolo 5 di quel regolamento relativo ai privilegi e alle immunità dei membri del Comitato, precisando che, secondo quella norma, il ruolo che ricopriva nell’organo europeo poteva garantirgli una sorta di immunità simile a quella di un Parlamento europeo. Insomma, Magliocca avrebbe preparato questa chiacchierata per provare a fermare l’operato degli inquirenti. Uno stratagemma per dire ai pm: alt, non potete intercettarmi.
Il caso è stato affrontato dal gip, che concedendo le autorizzazioni per indagare su di lui, ha dovuto approfondire la vicenda. Cosa pensano i pm? Contestano la validità dell’immunità invocata da Magliocca. Secondo l’accusa, le intercettazioni telefoniche erano (e sono) necessarie per l’indagine e le conversazioni registrate non rientrano nell’ambito delle funzioni del Comitato europeo delle Regioni: riguardando invece accordi privati e presunte attività illecite. Insomma, l’immunità a cui si fa riferimento nella conversazione tra Magliocca e A.C. si applica nell’esercizio delle funzioni che il politico svolge per l’Ue (durante i viaggi a destinazione o in prevenzione dal luogo della riunione, ecc..). Ma non si applica in altre circostanze. E sul punto, anche il gip, in un provvedimento emesso lo scorso novembre, ha ritenuto che Magliocca fosse escluso da tale immunità.
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Blitz dei militari nella sede della ditta dei Parente
CASERTA (gt) – Cosa avrebbe spinto Mattia Parente, assessore e imprenditore, a rivelare a Giorgio Magliocca le informazioni che, stando all’ipotesi della Procura di Santa Maria Capua Vetere, gli avrebbe fornito il cugino Giuseppe? È questo uno dei quesiti a cui i carabinieri del Nucleoi investigativo di Aversa stanno provando a rispondere.
Tra Parete e Magliocca c’è una forte relazione politica, ma i carabinieri ritengono che possa esserci altro. Altro di che tipo? Un rapporto che si intreccia con l’attività lavorativa del grazzanisano. L’esponente della giunta mazzonara, infatti, segue, con altri suoi familiari, diverse ditte impegnate in vari settori, tra cui quello delle pulizie. I carabinieri, su delega della Procura, ieri, oltre a sequestrare il telefonino di Mattia Parente, si sono recati anche presso la sede di una delle società a Vitulazio e lì hanno acquisito documenti riguardanti alcuni affidamenti nei quali Magliocca potrebbe avere un’incidenza in veste di sindaco di Pignataro Maggiore o di presidente della Provincia. Solo ipotesi investigative che i militari dell’Arma, anche con i nuovi elementi di cui sono venuti in possesso ieri, proveranno a verificare.
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Risparmiano sull’asfalto, accusati di frode
CASERTA (gt) – Non è solo la modalità con cui si è arrivati alla scelta di una determinata ditta a cui affidare i lavori pubblici, ma anche l’esecuzione degli interventi a finire sotto la lente della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Se la procedura che ha portato all’assegnazione della manutenzione straordinaria e della messa in sicurezza di tratti lungo la strada provinciale 210 e della strada statale 87 (che collegano San Leucio a Castel Morrone) si è svolta, ipotizza l’accusa, in modo non lecito, anche come le società hanno svolto l’opera non è stata regolare. Considerazioni che hanno spinto la Procura di Santa Maria Capua Vetere a contestare il reato di frode. A chi? A Cosimo Rosato, patron della Rosato Costruzioni, la società che avrebbe ricevuto l’appalto su indicazione del presidente Giorgio Magliocca, e a Vittorio Raimondo, titolare della Costrada che, in base a quanto affermato dagli inquirenti, aveva ricevuto da Rosato l’incarico senza le necessarie autorizzazioni.
Le ditte, secondo quanto accertato dagli inquirenti, avrebbero realizzato una pavimentazione stradale applicando uno strato di binder e di tappetino inferiore a quello previsto nel progetto e nel computo metrico.
Insomma, gli interventi sarebbero costati meno rispetto alla cifra per cui le ditte sono state pagate, frodando così la Provincia.
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