Fari dell’Antimafia su Pasquale Apicella per i suoi contatti con Mezzero e Picca

Pasquale Apicella (non indagato) e Aldo Picca (in carcere)

CASAL DI PRINCIPE – È stato un elemento di spicco del clan dei Casalesi. E in nome della cosca Bidognetti, stando alla sentenza di condanna del 2008, ha pure partecipato a un omicidio, quello di Maurizio Scamperti (ucciso perché con la sua famiglia si era schierato con i Nuvoletta). È il passato di Pasquale Apicella ‘o bellomm: dopo aver trascorso una lunga detenzione al 41 bis, affrontata in varie carceri d’Italia, scontato il suo debito con la giustizia, è tornato a vivere a Casal di Principe.

La speranza è che abbia alzato un muro per separarsi da chi ancora vive seguendo le logiche del clan. La sua recente vita da scarcerato, però, in base a quanto ricostruito dai carabinieri in due recenti indagini della Dda di Napoli, si è intrecciata con chi, proprio come lui, ha un passato denso di mafia. Parliamo dei boss Aldo Picca, di Teverola, e di Antonio Mezzero, originario di Brezza (frazione di Grazzanise), ma recentemente radicatosi a Santa Maria Capua Vetere: i due, in tempi diversi, rientrati nel Casertano, si sarebbero rituffati in business criminali. E in questo loro ritorno al crimine avrebbero tentato di coinvolgere proprio Apicella.

Mezzero e Picca sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare con una nuova accusa di associazione mafiosa e svariate estorsioni. Per Apicella, invece, le inchieste che hanno fatto scattare questi provvedimenti cautelari non hanno avuto conseguenze, ma su di lui resta inevitabilmente alta l’attenzione degli investigatori dell’Antimafia.

Ci si augura che non si sia fatto coinvolgere. Ad ogni modo, il peso che Apicella ha avuto nel clan ha spinto gli altri affiliati a contattarlo, circostanza che dimostra come, nonostante gli sforzi degli inquirenti e gli ottimi risultati da loro raggiunti in termini di repressione, il clan dei Casalesi abbia una pericolosa tendenza a rigenerarsi sfruttando qualsiasi elemento di cui dispone.

Aldo Picca, nel 2022, stando a quanto accertato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, si rivolse ad Apicella per ricevere informazioni su un imprenditore che stava realizzando delle costruzioni nel Liternese. Il teverolese viene intercettato mentre commenta la presunta progressione criminale di Apicella: “Pasquale si sta prendendo Villa Literno. Sta girando per Villa Literno”.

Picca raggiunge ‘o bellomm, ritengono i carabinieri, attraverso due suoi fidati, Salvatore De Santis, detto Buttafuori, e Antonio Zaccariello. Questi si rivolgono a Vincenzo Cantiello, fratello del più noto Salvatore Carusiello, altro esponente di spicco del clan, che li avrebbe poi messi in contatto con ‘o bellomm proprio come chiesto da Picca perché, a suo dire, aveva contatti a Villa Literno, la zona che in quel frangente gli interessava. L’incontro tra Zaccariello e Apicella, sostengono i carabinieri, avvenne nel gennaio 2022.

Risale al marzo dell’anno scorso, invece, la scelta di Mezzero di chiedere l’intervento di Apicella affinché lo aiutasse a concretizzare un affare a Curti. Il boss di Brezza voleva accaparrarsi la gestione di un autolavaggio che era di proprietà di un uomo d’affari dell’Agro aversano, titolare anche di un caseificio. Ma quest’ultimo aveva scelto di darlo a persone di Marcianise. Il mafioso dei Mazzoni manda il nipote Michele e suo fratello Giuseppe (entrambi indagati per mafia) a chiedere supporto a ‘o bellomm. Ma, stando alle successive conversazioni intercettate dai carabinieri, il tentativo di coinvolgere Apicella non avrebbe portato i risultati sperati e così Mezzero ricorre al piano B, convocando un altro storico esponente del clan presso la sua abitazione. Chi è? Elio Diana (anche lui, come Apicella, non coinvolto nell’inchiesta su Mezzero), cognato di Francesco Schiavone Cicciariello.

Le decisioni del boss di Brezza e di Picca di rivolgersi ad Apicella non hanno portato, almeno a quanto finora trapelato dalle indagini dei carabinieri, a un ruolo attivo di quest’ultimo nei business di mafia. Ma la circostanza che vede i due esponenti del clan ricorrere a lui porta inevitabilmente gli investigatori a tenere accesi i riflettori su ‘o bellomm.

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