NAPOLI – Cinque arresti e cinque obblighi di dimora, o firma. L’operazione è scattata all’alba di ieri nei quartieri San Giovanni e Barra e al rione Caravita a Cercola. Gli investigatori dell’Arma fanno sapere che gli investigatori hanno puntato i riflettori su un gruppo, che avrebbe gestito lo spaccio al dettaglio di cocaina e hashish, per agevolare i clan Mazzarella e De Luca Bossa-Minichini.
L’accusa è, a vario titolo, associazione a delinquere semplice, finalizzata al traffico illecito – di lieve entità – di sostanze stupefacenti e detenzione di droga, sequestro di persona e tentata estorsione, aggravati dalle finalità di agevolare e finanziare le attività illecite delle organizzazioni dei Mazzarella e dei De Luca Bossa-Minichini.
Più in dettaglio, sempre la Procura spiega che nel corso delle indagini è emerso un gruppo strutturato e operativo dal 2023, dedito allo smercio all’ingrosso e al dettaglio di cocaina e hashish. Inoltre, sarebbero stati posti in essere anche due sequestri di persona, finalizzati ad ottenere informazioni per rintracciare un soggetto, che avrebbe contratto debiti con le organizzazioni criminali per l’acquisto di droga, oltre che una tentata estorsione per acquisire la gestione monopolistica del servizio di pulizia abusivo di edifici popolari a Cercola.
Fin qui arriva la ricostruzione degli inquirenti.
Cinque persone sono state condotte in carcere dai militari di Cercola: Salvatore Esposito, 43 anni, Rosa Faiello, 41 anni, Massimo Rispoli, 47 anni, Dariusz Marek Rogala, 48 anni e Massimiliano Baldassarre, 48 anni. Altre cinque hanno avuto l’obbligo di dimora, o l’obbligo della firma, in relazione solo al capo d’accusa relativo alla droga: Rosario Di Grazia, Nunzio Todisco, Gessica Faiello, Francesco Gemito, Daniele Isaia.
L’indagine partita da un pusher indebitato con due cosche
L’indagine è partita da un pusher, che si è presentato nella caserma dei carabinieri a Cercola con 13 grammi di cocaina e ha detto: “Arrestatemi, devo dare 20mila euro ai De Micco e 150mila euro ai Mazzarella, mi sento in pericolo”. Il pusher è considerato vicino ai Mazzarella e non è indagato in questa operazione: non compare tra i provvedimenti cautelari. “Mi sono presentato in caserma – ha detto ai militari – perché temo per la mia incolumità personale”.
L’uomo, tra il novembre 2022 e il marzo 2023 ha rilasciato diverse dichiarazioni, che hanno dato l’avvio alle indagini. Ma poi, nell’aprile del 2023 ha fatto marcia indietro, dicendo che la sua famiglia si era rifiutata di accompagnarlo nel percorso di collaboratore di giustizia che aveva intrapreso.
Gli inquirenti sospettano che avesse timore per la sua incolumità. In quel momento si sentiva in pericolo, perché avevano fatto terra bruciata intorno a lui.
Secondo gli investigatori, lo spacciatore era sommerso dai debiti con due potenti clan per l’acquisto di droga e aveva tentato di darsi alla fuga. Tuttavia, le due organizzazioni – i Mazzarella e i De Micco – avrebbero reagito con violenza e rapidità.
Per costringerlo a rivelare il suo nascondiglio, avrebbero rapito il figlio della sua compagna e una collaboratrice di quest’ultima.
Consapevole che la sua cattura era inevitabile, l’uomo si è consegnato ai carabinieri, presentandosi con i 13 grammi di cocaina e implorando di essere arrestato, nella speranza di trovare protezione dietro le sbarre. Non solo. Ha raccontato ai carabinieri di aver subito un tentativo di avvelenamento mentre era detenuto in carcere: dopo essere stato trasferito in un altro padiglione a causa delle minacce ricevute, qualcuno si sarebbe introdotto nella sua cella per versare candeggina nella sua bottiglia d’acqua.
Emerge anche questo particolare dall’indagine dei carabinieri di Cercola, coordinata dalla Dda di Napoli, che ieri ha portato alla notifica di dieci misure cautelari tra cui cinque arresti in carcere, oltre a divieti di dimora e obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.
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