Palermo (LaPresse) – Militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari reali nei confronti di 23 persone, ritenute responsabili – a vario titolo – dei delitti di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Il fulcro delle indagini è costituito dalle attività illecite condotte da Francesco Graziano. L’esponente dell’omonima famiglia mafiosa palermitana è figlio di Vincenzo, attualmente sottoposto al regime del carcere duro per aver ricoperto il ruolo di capo della famiglia dell’Acquasanta e reggente del Mandamento di Resuttana). Graziano è già raggiunto da diverse sentenze di condanna, per le quali si trova tuttora detenuto.
L’indagine ha portato alla scoperta di una fitta struttura criminale
Le indagini hanno permesso di svelare la rete di connivenze attraverso cui sono state realizzate numerose operazioni di riciclaggio. Questo allo scopo di consentire a Graziano di rientrare in possesso di somme di denaro derivanti da attività economiche. Nonché dalla cessione di beni immobili intestati a soggetti prestanome. Tali somme sono state investite in Romania attraverso la costituzione di una società di diritto locale. Il rappresentante legale è un dipendente del Comune di Palermo, che si prestava a fare da intermediario tra il citato esponente della famiglia mafiosa e gli altri soggetti coinvolti nelle operazioni di riciclaggio.
In tale contesto, le indagini hanno consentito di riscontrare che gli investimenti all’estero sono stati finanziati attraverso risorse attinte dalle casse di una società formalmente rappresentata da un avvocato del Foro di Palermo (ora deceduto). Ma di fatto riconducibile alla stessa famiglia mafiosa, che ha così reimpiegato introiti di provenienza illecita. Al fine di sottrarli all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali.
Imponente il valore del sequestro
Il valore complessivo dei beni di cui il gip del tribunale di Palermo ha disposto il sequestro è di circa un milione di euro. Sono costituiti da somme di denaro depositate sui conti correnti riconducibili agli indagati e da numerosi immobili ubicati a Palermo e provincia.
Inoltre, è stato accertato che ulteriori somme di denaro investite all’estero sono state attinte dal ricavato della vendita di un appartamento. E’ formalmente intestato a un soggetto prestanome, ma di fatto rientrante nella disponibilità della medesima famiglia mafiosa.
Le indagini tecniche e gli accertamenti bancari svolti sul conto del citato prestanome e dei suoi familiari hanno consentito di riscontrare che una parte dei proventi derivanti della cessione dell’immobile è stata trasferita a due società riconducibili ad un imprenditore siciliano. Costui, attraverso la stipula di contratti aventi ad oggetto compravendite fittizie, ha retrocesso le somme in questione alla stessa famiglia mafiosa. Le misure cautelari costituiscono, quindi, l’esito di complesse indagini condotte dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza. Perfezionate mediante attività tecniche e complessi accertamenti finanziari e patrimoniali, supportati da riscontri documentali acquisiti nel corso dell’attività di polizia giudiziaria.