Mondo di mezzo, domani sentenza d’appello per Carminati e Buzzi

È attesa per domani, nell'aula bunker di Rebibbia, la sentenza nel processo di appello al cosiddetto 'Mondo di mezzo'

ROMA (Alessandra Lemme – LaPresse) – Mondo di mezzo, domani sentenza d’appello per Carminati e Buzzi. È attesa per domani, nell’aula bunker di Rebibbia, la sentenza nel processo di appello al cosiddetto ‘Mondo di mezzo’.

Mondo di mezzo, pesanti le richieste di condanna

Pesanti le richieste di condanna arrivate, il 29 marzo scorso, dalla procura generale. Per i membri della presunta organizzazione criminale. Che per anni, secondo le accuse, avrebbe tenuto sotto scacco pezzi di imprenditoria e amministrazione pubblica romana. Chiesti 26 e mezzo e 25 anni e nove mesi di carcere per l’ex Nar Massimo Carminati e l’imprenditore delle cooperative Salvatore Buzzi. Ritenuti capi del gruppo, e pene complessive per oltre 420 anni per gli altri 41 imputati.

Ecco chi figura nel procedimento

Nel procedimento figurano ex amministratori locali di diversi schieramenti politici. Ma anche ex dipendenti pubblici e dirigenti di azienda. Ci sono, tra gli altri, Franco Panzironi (chiesti per lui 14 anni) in passato ai vertici dell’azienda romana dei rifiuti (Ama) come amministratore delegato. Ma anche l’ex capogruppo Pdl in Regione Lazio Luca Gramazio (chiesti 18 anni). Oltre che l’ex presidente dell’Assemblea capitolina, Mirko Coratti (chiesti 4 anni e mezzo), l’ex presidente del municipio di Ostia Andrea Tassone (chiesti 4 anni), e gli ex consiglieri comunali Pierpaolo Pedetti del Pd (chiesti 5 anni e sei mesi) e Giordano Tredicine del Pdl (chiesti 4 anni).

Ci sono 19 imputati

Tra i 19 imputati per associazione di stampo mafioso, oltre a Carminati, Buzzi, Panzironi e Gramazio, sono a processo l’ex dirigente di Eur spa Carlo Pucci (chiesti per lui 14 anni e sei mesi di carcere), i collaboratori di Carminati, Riccardo Brugia, (24 anni di carcere), Roberto Lacopo (19 anni) e Matteo Calvio (18 anni); la segretaria di Buzzi, Nadia Cerrito (13 anni e sei mesi), il commercialista Paolo Di Ninno (17 anni e sei mesi), la compagna dell’imprenditore, Alessandra Garrone (17 anni), Carlo Maria Guarany (15 anni), stretto collaboratori di Buzzi.

Chiesti rispettivamente 16 anni e dieci mesi e 16 anni e due mesi, per gli imprenditori Agostino Gaglianone e Giuseppe Ietto, ritenuti a servizio dell’associazione; e 16 anni di carcere per Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, considerati dall’accusa il punto di contatto tra il gruppo e la Ndrangheta.

Ecco perché è nata questa indagine

Negli anni, secondo l’accusa, il gruppo capitanato da Massimo Carminati, che in origine aveva stretti legami con la cosiddetta banda della Magliana, sarebbe cresciuto diventando più potente e ampliando il proprio raggio d’azione da banda criminale dedita all’estorsione, a organizzazione impegnata nel controllo di attività economiche, appalti e commesse pubbliche.

Dopo il 2011 si sarebbero stretti i legami con Salvatore Buzzi: l’associazione sarebbe ulteriormente cresciuta arrivando a condizionare la politica e la pubblica amministrazione, senza però mai abbandonare la strada originaria, della violenza, dell’estorsione e dell’usura, perché da quella, sostiene l’accusa, trae forza la ‘nuova mafia’, proprio come quelle ‘tradizionali’.

L’imprenditore delle cooperative romane avrebbe scelto l’ex estremista nero come socio per il timore che incuteva il suo nome, per i suoi contatti con la destra romana, e soprattutto per avere un socio, sostiene la procura, sempre pronto al ‘lavoro sporco’ fatto di minacce, e violenza contro chi non stava ai patti dettati dall’associazione.

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