Roma, 21 set. (LaPresse) – “Quando l’Apostolo dimentica le sue origini e incomincia a fare carriera, si allontana dal Signore e diventa un funzionario; che fa tanto bene, forse, ma non è Apostolo. Sarà incapace di trasmettere Gesù; sarà un sistematore di piani pastorali, di tante cose; ma alla fine, un affarista. Un affarista del Regno di Dio, perché ha dimenticato da dove era stato scelto”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia di Santa Marta. “Questa coscienza che noi cristiani dovremmo avere, da dove sono stato scelto, da dove sono stata scelta per essere cristiano – ha spiegato il Papa – deve permanere per tutta la vita, rimanere lì e avere la memoria dei nostri peccati, la memoria che il Signore ha avuto misericordia dei miei peccati e mi ha scelto per essere cristiano, per essere apostolo”.
e ancora
“E da parte sua Matteo, davanti alla chiamata rinuncia a tutto: amore, soldi, beni. Tutto per seguire Gesù invitando i suoi amici a tavola per festeggiare il Messia. Una tavola dove, dice il Papa, trovava posto “il peggio del peggio della societa’ di quel tempo”. Gesù era con loro. “E i dottori della Legge si sono scandalizzati. Chiamarono i discepoli e dissero: “Ma come mai il tuo Maestro fa questo, con questa gente? Ma, diventa impuro!”: mangiare con un impuro ti contagia l’impurita’, non sei puro. E Gesu’ replico’: “Andate a imparare cosa vuol dire ‘misericordia io voglio, e non sacrifici'”. La misericordia di Dio cerca tutti, perdona tutti. Soltanto, ti chiede di dire: ‘Si’, aiutami’. Soltanto quello”.