Mafie al nord. Toscana, dopo il ‘solito’ trio, è la prima regione per arresti e denunce

Il rapporto commissionato dalla Regione stilato dalla Scuola Normale di Pisa

Foto Direzione Investigativa Antimafia/LaPresse

FIRENZE – Mafie al nord. Dopo Reggio Calabria, Campania e Sicililia, la Toscana è la prima regione italiana per numero di arresti e denunce con l’aggravante mafiosa.

I dati sono stati messi nero su bianco dalla Scuola Normale di Pisa. L’università ha stilato il secondo Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione su commissione della Regione.

Tra mafia e corruzione

Non “una colonizzazione organizzata”, non una presenza militare della mafia, ma “una penetrazione economica” costante.  La criminalità si concentra su uno specifico settore cercando di “assumerne un controllo o una quota di mercato significativa”.

Al sud la base, la presenza degli affiliati. Al nord gli investimenti. Stando a quanto riportato dalla Dia sono 78 le cosche presenti in Toscana: il 48 percento hanno legami con la ‘ndrangheta, l’11 percento con Sacra corona unita e Cosa nostra, e il 41 alla camorra campana.

Da un lato la corruzione, dall’altro il metodo mafioso: sono questi i due assi attraverso i quali si muove il crimine in Toscana. Due direttrice che consentono di avvolgere mafia, imprenditoria e politica.

I beni confiscati

Riscontro alla presenza di criminalità organizzata sono i beni confiscati. Tanti. In tutto 364, tra immobili e aziende, concentrati nel fiorentino, Pisa, Lucca e Livorno. Il problema è la gestione: solo il 20 percento è stato assegnato e riutilizzato. Gli altri rimangano in attesa di una destinazione .

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