Bagarinaggio e striscioni offensivi, Report svela le zone d’ombra del rapporto tra la Juventus e gli ultras

Il responsabile della sicurezza del club collaborò per far entrare gli striscioni su Superga. I rapporti con la Ndrangheta e i misteri sulla morte di Raffaello Bucci nell'inchiesta andata in onda su RaiTre

Foto LaPresse/Fabio Ferrari

NAPOLI – La ‘Ndrangheta nella curva della Juventus, i biglietti dati dalla società ai gruppi ultras per fare bagarinaggio, la complicità del responsabile della sicurezza nel far entrare striscioni offensivi. Negligenze, zone d’ombra, e la morte di Raffaello Bucci, prima ultras dei Drughi, poi dipendente del club bianconero. E’ il quadro desolante mostrato dall’inchiesta della trasmissione ‘Report’, andato in onda poco fa, sui retroscena dell’inchiesta Alto Piemonte.

Bucci picchiato prima di morire?

Il drammatico centro di questa vicenda è la morte di Raffaello Bucci. Si è lanciato da un ponte per togliersi la vita, la versione ufficiale. Report ha mostrato, però, dei segni di un pestaggio sul corpo dell’uomo. E raccontato dei movimenti di dipendenti della Juventus e dell’avvocato che cura gli interessi del club per farsi consegnare cellulare ed effetti personali. E alcuni oggetti appartenenti a Bucci che, però, sulla scena del delitto non compaiono. Aspetti opachi sui quali ancora oggi la magistratura sta indagando.

La Ndrangheta allo Stadium

Secondo l’inchiesta la comparsa dello striscione ‘I Gobbi’ nella curva bianconera sarebbe il segnale dell’ingresso ufficiale della ‘Ndrangheta allo Stadium. E qui entra in gioco la figura di Rocco Dominello, figlio del boss Saverio. Dalle indagini emergono contatti diretti tra lui e personale della Juventus. Aveva il potere, insieme agli altri capi ultras a loro volta pregiudicati, di far cessare le contestazioni ai giocatori. Come avvenuto nel caso di Fabio Cannavaro, al suo ritorno in bianconero dopo la parentesi al Real Madrid. Si era parlato persino di sostenere la candidatura di Lapo Elkann alla presidenza del club. Poi sfumata.

Il bagarinaggio consentito dalla Juventus

Ma soprattutto il bagarinaggio. Sono in tanti, sentiti da Report, a confermare il fenomeno all’esterno dello Stadium e persino ‘da remoto’. Con la Juventus a concedere i biglietti per garantire l’incasso agli ultras che in cambio evitavano atteggiamenti violenti. Quieto vivere. Ma a che prezzo? “Non mi sei simpatico, ma viaggiamo insieme e stiamo tutti tranquilli”, dice D’Angelo in una intercettazione. E che il club sapesse è confermato dal fatto che l’ormai ex dg Beppe Marotta avesse concesso, tramite un intermediario, dei biglietti di Juve-Real Madrid agli stessi ‘calabresi’. E che avesse organizzato un provino per un ragazzo segnalato da Dominello, poi scartato.

Il vergognoso striscione su Superga e la complicità del capo della sicurezza bianconero

Come detto, prima di essere assunto dalla Juventus, Bucci era un capo ultras. E le intercettazioni fanno emergere il fatto che sia riuscito ad introdurre due striscioni inneggianti alla tragedia di Superga, nella quale morì l’intera squadra del Grande Torino nel 1949, allo Stadium in occasione di un derby con i granata. “Quando volo penso al Toro”. “Solo uno schianto”. Immagini rimaste nella memoria collettiva, come le lacrime di Sandro Mazzola, figlio di Valentino che di quel Grande Toro era il capitano. “No, ti prego, non Superga”, dice D’Angelo a Bucci prima di cedere alla richiesta. E accettare il fatto che il club sarebbe stato pesantemente multato per questo. Prima la quiete in curva, poi tutto il resto, per la Juventus.

 

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