A Milano uno striscione anti gender e a Chivasso una mamma non vuole il figlio in rosa

Milano – Uno striscione appeso al cancello di una scuola elementare di Milano, una scritta a grandi lettere: “Fuori il gender dalle scuole”.

Ad appenderlo è stata Forza Nuova, che ha rivendicato il gesto postando le foto dell’accaduto sulla sua pagina Facebook.

Immediata la reazione dei consiglieri della zona 8 e dell’Anpi

Chiediamo alle autorità di individuare i responsabili e di denunciarli in base alle leggi Scelba e Mancino“.

La scuola elementare scelta dai neofascisti è quella di via Brocchi, l’istituto Riccardo Massa, periferia nord della città.

Lo striscione è stato affisso in piena notte e tolto subito al mattino

Una scelta non casuale: quella scuola primaria è stata scelta dal Comune di Milano per la sperimentazione del progetto “Be.st – Beyond Stereotype”, che ha come obiettivo quello di combattere gli stereotipi di genere.

Quello della scuola milanese non è l’unico episodio a sollevare la polemica sulla questione del gender

La mamma di un piccolo allievo della scuola Peter Pan di Chivasso, nel Torinese, ha protestato con le maestre che avevano cambiato il figlio e lo avevano rivestito con un paio di pantaloni di scorta di colore rosa.

Il giorno successivo, la mamma si è presentata a scuola con un biglietto per le insegnanti del bambino che recitava: “Vi ringrazio per i pantaloni rosa e le mutandine che avete prestato al bambino dopo aver esaurito la scorta. Però le norme sociali non le abbiamo fatte noi. Lo preferivamo sporco e bagnato, che sappiamo asciuga, piuttosto che vestito da femmina e con le idee sull’identità di genere in conflitto”.

Parole che hanno spiazzato le insegnanti e i dirigenti scolastici, che hanno precisato di aver solo voluto cambiare il bambino e riconsegnarlo alla famiglia pulito, non certo di confonderlo.

Nessuno si aspettava che una mamma preferisse lasciare il figlio bagnato di pipì piuttosto che vestito di rosa– spiega il preside Angelantonio Magarelli-. Se non rigettiamo questo tipo di pensieri, non possiamo che alimentare idee distorte legate al modo di vestire o pensare“.

Una scelta di buonsenso, secondo la vicaria della Enrica Venneri, quella fatta dalle maestre

Non potevamo certo lasciare un bimbo con i pantaloni bagnati – conclude -. Le insegnanti hanno addirittura avvisato papà e mamma del piccolo che venissero a portare un altro cambio e solo dopo aver appreso che non potevano raggiungere la scuola hanno recuperato dei pantaloni e la biancheria di scorta che teniamo in caso di necessità“.  (LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome