Fuorigrotta, agguato al boss Vitale e al figlio

NAPOLI – Venti di guerra di camorra a Fuorigrotta, due killer su uno scooter aprono il fuoco contro il boss Vitale Troncone e il figlio Giuseppe. Ma i due riescono miracolosamente a schivare le pallottole, ben dodici calibro 9. L’agguato si è consumato ieri pomeriggio all’altezza del civico 18 di via delle Legioni, a due passi dalla chiesa del Buon Pastore. Sono le 19 e Vitale Troncone e il figlio Giuseppe, tornato in libertà il 6 giugno, stanno passeggiando sul marciapiede che costeggia un noto bar. D’un tratto dalle spalle arriva uno scooter. Il mezzo rallenta. Il passeggero impugna una pistola e mira contro la coppia. Una due, tre, dodici volte. Ma non riesce a colpire i bersagli.
Dieci minuti più tardi, sul posto arrivano i carabinieri della compagnia di Bagnoli. Dei killer e dei Troncone nemmeno l’ombra. Ma il quartiere è vivo (e sotto choc) e qualcosa inizia a emergere. Quella che sembra una ‘stesa’ viene inquadrata, nel giro di poco, in un agguato di camorra.

Gli scenari

E a confermarlo è anche la mole di fuoco. Dodici i bossoli calibro 9 repertati sull’asfalto. Di certo non esplosi per spaventare. Una manifestazione di forza che, a missione fallita, suona però come una dimostrazione di debolezza. E oggi a Fuorigrotta c’è un’organizzazione criminale che sa di essere nel mirino. Poco distante dal luogo dell’agguato si trova il bar di famiglia dei Troncone, davanti al quale boss Vitale era rimasto gravemente ferito in un agguato il giorno dell’antivigilia di Natale del 2021. Nonostante la presenza di numerose persone in strada, alle prese con gli ultimi acquisti per cene e pranzi di famiglia, un commando fece fuoco con l’intenzione di ucciderlo, proprio di fronte alla Caffetteria Troncone, al civico 47 di via Caio Duilio. Pochi mesi dopo, nel marzo del 2022, alcuni sicari spararono contro la sua abitazione. Quanto avvenuto ieri pomeriggio è un segnale che indica una possibile ripresa della faida che si combatte da oltre due anni nell’area flegrea.

Il precedente

Tutto sembra risalire all’omicidio del 15 marzo 2021, quando il 78enne Antonio Volpe fu assassinato in via Leopardi. Nonostante fosse proprietario di una tabaccheria, non era un semplice commerciante. Secondo le testimonianze dei collaboratori di giustizia, era considerato una sorta di “grande vecchio”, un mediatore tra le diverse fazioni della criminalità organizzata nell’area flegrea. Era lui a mantenere un equilibrio – precario – tra le varie fazioni malavitose. Tuttavia, dopo la sua morte, questo fragile equilibrio sembra essersi sgretolato, dando inizio a una nuova ondata di violenza. E infatti otto mesi più tardi la camorra condannò a morte Andrea Merolla, 30enne che pagò con la vita il fatto di essere nipote del boss Vitale Troncone. Merolla fu ammazzato in via Caio Duilio, nei pressi di un distributore di carburanti. Lo seguirono, probabilmente dopo la soffiata di un filatore.

Il ‘messaggio’ al clan

Sarà andata così anche ieri pomeriggio. Qualcuno avrà segnalato ai sicari la presenza dei Troncone in strada. Poi la corsa in scooter, la frenata improvvisa e le ‘botte’. Se è vero che l’agguato è fallito, il messaggio al clan è comunque stato recapitato in maniera perentoria. E ora il timore è quello di una spirale di violenza.
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