Ambiente, tutti pazzi per il ‘plogging’: la nuova tendenza green in Europa

Raccogliere rifiuti mentre si fa sport. Corse e piegamenti ripulendo le strade durante l’allenamento giornaliero: da un lato si resta in forma e dall’altro ci si prende cura nel Pianeta

In Italia è arrivato da poco, e tra le prime città ad aver intercettato e fatta sua questa splendida attività amica dell’ambiente c’è proprio Napoli. Stiamo parlando del cosiddetto “plogging”, neologismo creato ad arte per descrivere un’originale attività fisica che consiste nel raccogliere rifiuti mentre si fa jogging. La sua etimologia: chi ha inventato questa parola ha messo insieme, appunto, il verbo inglese ‘jogging’, che significa appunto correre a passo lento, e quello svedese “plocka upp”, che significa invece raccogliere.

Da soli, in gruppo, nel corso di eventi o addirittura maratone organizzate da comitati o associazioni ambientaliste, il ‘plogging’ fa bene due volte: al corpo, che così si allena e si mantiene in forma tramite il movimento, e, naturalmente, all’ambiente. Ovviamente il corridore ‘green’ che si dedicherà a quest’attività raccoglierà piccole quantità di rifiuti, da raccogliere in un sacchetto e poi, una volta arrivati a fine corsa, cercare dei contenitori per la raccolta differenziata per separare accuratamente la sporcizia ritrovata sul percorso e affidarla al ciclo dei rifiuti.

Sulla ‘top list’ degli scarti più frequenti ci sono senza dubbio i mozziconi di sigarette, per non parlare di scontrini fiscali o ancora fazzoletti. E da quando il mondo affronta anche la pandemia di coronavirus, sono entrate a far parte di questa brutta classifica anche guanti in lattice e mascherine.

Ma da dove nasce l’idea del plogging? Questa attività arriva dalla mente creativa dallo scandinavo Erik Ahlström, che per primo pensò a quanto sarebbe stato semplice ma allo stesso tempo utile fare sport all’aria aperta mentre si ripuliscono strade e sentieri da rifiuti abbandonati da persone poco sensibili nei confronti dell’ecologia. Un’attività, che unisce l’utile al dilettevole, consentendo di tenersi in forma aiutando l’ambiente. Anche perché, se pensiamo a tutte le attività che il corpo deve effettuare durante il plogging, non c’è mica solo la corsa. Ogni volta che sul nostro abituale percorso troviamo dei rifiuti, per raccoglierli dobbiamo abbassarci, effettuando così anche dei piegamenti sulle gambe.

Per cominciare, non serve molto. Basta “armarsi” di indumenti e scarpette comodi, guanti protettivi, sacchetti in cui riporre la spazzatura e tanta grinta. Il resto verrà da sé. Anzi, stando a chi ha già provato, pare che questa pratica crei anche tanto divertimento oltre che “dipendenza”: consente di ammirare le bellezze locali, favorisce la nascita di nuove amicizie, permette di scolpire il fisico e di bruciare non poche calorie, raccogliendo di tutto. Dalle bottiglie sia in plastica che vetro, alle cartacce, passando per lattine e maschere monouso per il viso.

L’iniziativa sta contagiando tutta l’Europa e proprio Bruxelles sta supportando attraverso una serie di progetti concreti e finanziamenti ad hoc. Come il progetto Eu Eco-Tandem, promosso dall’Enit (Agenzia nazionale italiana del turismo) e cofinanziato dall’Unione Europea, che punta a favorire, soprattutto in questo periodo così particolare e difficile per tutti dovuto al Covid 19, un Turismo sostenibile. Un progetto articolato, che prevede una serie di attività in grado di incoraggiare piccole e medie imprese, finora legate ad un turismo di tipo tradizionale, facilitando la nascita di nuove sinergie.

L’incontro con startup ed innovatori del settore (da qui il nome Tandem), allo scopo di trovare soluzioni utili e vantaggiose per consentire un approccio più ecosostenibile possibile in campo turistico. Immaginare un mondo in cui il plogging diventa un’abitudine diffusa non è poi così difficile: piccole idee che possono cambiare l’aspetto del posto in cui viviamo e coltivare, in migliaia di cittadini, una più autentica e attiva sensibilità nei confronti dell’ambiente.

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