PALERMO – Sono quattro i funzionari del Provveditorato Opere Pubbliche arrestati questa mattina con l’accusa di corruzione, falso in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato. Un’operazione denominata ‘Cuci e Scuci’ che ha portato complessivamente a quattordici misure cautelari.
I nomi degli arrestati per le indagini sugli appalti pubblici truccati
I quattro finiti in manette sono Carlo Amato, Francesco Barberi, Antonio Casella e Claudio Monte. Coinvolti altri due funzionari, che sono stati sospesi per un anno, e otto imprenditori, raggiunti da un’interdittiva che impedirà loro per un anno qualsiasi trattativa con la pubblica amministrazione. I provvedimenti in questione rappresentano l’esito di un’articolata indagine che ha permesso di sgominare un sistema di corruzione perfettamente inserito.
Le indagini partite dalla denuncia di un imprenditore
Fondamentale in tal senso la denuncia di un imprenditore edile che due anni fa aveva raccontato alla polizia di aver subito richieste di denaro. Da quel momento le forze dell’ordine iniziarono una serie di indagini che portò, poco dopo, alla perquisizione degli uffici degli indagati dove vennero sequestrati computer e documenti relativi a decine di appalti pubblici in Sicilia. Nello specifico il lavoro degli investigatori ha portato ad un controllo minuzioso di tutto ciò che riguarda appalti pubblici finanziati con fondi del ministero delle infrastrutture e dei trasporti di altri enti o ministeri, stanziati per lavori di ordinaria o straordinaria manutenzione di immobili dello Stato.
Dalle indagini è emerso un risultato eclatante, vale a dire l’esistenza di tangenti il cui importo corrispondeva a circa il 3% dell’importo complessivo del finanziamento statale. Un meccanismo ben oliato che consentiva poi all’imprenditore che pagava la mazzetta di recuperare l’importo della stessa con l’inserimento nei documenti contabili della propria azienda di spese fittizie o maggiorate rispetto a quelle reali. L’attività in questione riguardava soprattutto il settore scolastico, tant’è vero che l’indagine ha riguardato 5 scuole nelle province di Palermo, Enna e Catania, un immobile confiscato alla criminalità organizzata e destinato all’arma dei carabinieri e un altro immobile a Capaci destinato alla nuova stazione dei carabinieri.