Argentina al voto per primarie in vista di presidenziali ottobre

Argentina al voto oggi per le elezioni primarie, da cui emergerà la tendenza in vista delle presidenziali del prossimo 27 ottobre in cui il liberale Mauricio Macri proverà a essere rieletto alla guida della terza economia dell'America Latina bloccata nella recessione.

BUENOS AIRES – Argentina al voto oggi per le elezioni primarie, da cui emergerà la tendenza in vista delle presidenziali del prossimo 27 ottobre in cui il liberale Mauricio Macri proverà a essere rieletto alla guida della terza economia dell’America Latina bloccata nella recessione. Creato nel 2009, il sistema di primarie generali per tutti i partiti politici, che si tengono lo stesso giorno in una tornata nazionale, è una peculiarità argentina. In un Paese in cui il voto è obbligatorio, si tratta praticamente di un grande sondaggio nazionale prima delle elezioni generali di ottobre, dal momento che tutti i candidati sono già stati scelti dai rispettivi partiti. I risultati di oggi saranno osservati dai partiti e dai mercati perché dal 2009 i risultati delle elezioni sono sempre stati in linea con quelli delle primarie. Sono circa 34 milioni gli argentini chiamati a votare fra le 8 e le 18 locali e i primi risultati sono attesi in serata. Le presidenziali si svolgeranno poi in due turni: il primo il 27 ottobre, quando si terranno anche le elezioni generali con cui i cittadini rinnoveranno parzialmente Camera dei deputati e Senato; e il secondo è in programma per il 24 novembre.

Lo scenario

 Il movimento peronista, che ha governato l’Argentina dal 1989 al 1999 e dal 2002 al 2015, alle presidenziali giunge spaccato in tre. I tre principali candidati sono: l’ex ministro dell’Economia Roberto Lavagna, l’ex capo del governo Alberto Fernandez insieme alla ex presidente Cristina Kirchner e il presidente uscente di centro-destra Mauricio Macri. Quest’ultimo ha stupito tutti scegliendo di correre con il dirigente peronista Miguel Angel Pichetto: una rottura della sua dottrina che finora lo aveva portato a tenere fuori dal suo governo i peronisti. La volontà di estendere la coalizione di governo ha prevalso: il loro ticket ha come slogan ‘Juntos por el cambio’, cioè ‘Insieme per il cambiamento’, scelto per l’occasione.

I candidati

Alberto Fernandez, che è stato il capo del governo di Nestor e poi di Cristina Kirchner fra il 2003 e il 2008, giura di avere rotto con le politiche di sinistr seguite in passato; nella sorpresa generale, perché era in testa ai sondaggi, Kirchner ha annunciato il 18 maggio il suo ritiro, lasciando Fernandez in corsa per la poltrona presidenziale che lei ha occupato dal 2007 al 2015. Coinvolta in diversi casi di corruzione, la ex presidente conserva un’influenza determinante sul partito Unità cittadina da lei fondato e che ha scelto Alberto Fernandez come suo candidato. Questo ticket elettorale si presenta sotto uno slogan creato recentemente: ‘El Frente de todos’, cioè ‘Il fronte di tutti’. Fino alla settimana scorsa, i sondaggi davano fra 5 e 8 punti di vantaggio a Fernandez-Kirchner su Macri. “Ma al momento i mercati stimano che lo scarto potrebbe essere inferiore: fra 3 e 5 punti percentuali”, spiega ad AFP l’economista Ramiro Castiñeira.

La situazione del Paese

Travolta da due crisi monetarie nel 2018, che hanno fatto perdere alla sua valuta il 50% del valore, l’Argentina ha chiesto aiuto all’Fmi per ottenere un prestito di oltre 57 miliardi di dollari. Nelle ultime previsioni di crescita mondiale pubblicate in primavera l’Fmi aveva previsto una contrazione del Pil argentino dell’1,2% nel 2019, attendendo una ripresa nel secondo semestre. Per il 2020 prevede invece una crescita del 2,2%. In questo Paese in recessione dall’anno scorso, l’inflazione resta molto elevata sugli ultimi 12 mesi, attestandosi al 40%, mentre la disoccupazione si attesta al 10,1%.

LaPresse

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