Chiesa sotto accusa
Da più di un decennio, soprattutto dagli States, l’opinione pubblica, e quella cattolica in particolare, si trova ad ondate ad affrontare rivelazioni di abusi sessuali su semplici sacerdoti o alti prelati.
Questi casi etichettati tutti sotto la voce “pedofilia” riguardano in verità per lo più casi di pederastia o comunque di omosessualità nei confronti di giovani. Spesso, cosa ancor più grave, seminaristi. Persone perciò affidate alle cure di queste persone che macchiano il titolo di sacerdote, per diventare a loro volta la successiva generazione di preti.
Dopo gli ultimi scandali Usa in cui sono stati colpiti personaggi di primo piano, le accuse di aver coperto questa lobby omosessuale che come una piovra (immagine che, non a caso, a noi italiani è familiare come metafora della mafia), tiene da qualche decennio fra i suoi tentacoli la Chiesa, sono arrivate a lambire pure Papa Francesco.
Una piovra che con le sue malefatte porta nel loro fango i tantissimi, la massima parte, cattolici, laici, consacrati e sacerdoti, che cercano di vivere in maniera sana e santa la loro fede.
Già da Benedetto XVI (il Pontefice che più di tutti, sia come Prefetto del vecchio Sant’Uffizio, sia come Papa, ha cercato di fermare questa catena di corruzione morale a più livelli) questo gruppo che è stato chiaramente indicato come una lobby, potremmo ben dire un’associazione a delinquere. Viene accusato di coprire i suoi membri e cercare di manipolare le nomine ai vari livelli della carriera ecclesiastica per assegnarle ai suoi protetti.
Il memoriale di Viganò
Oggi, come detto, l’accusa di conoscere i loschi traffici della lobby sono giunte, mediante il memoriale di monsignor Viganò, ex nunzio negli Stati Uniti, a lambire perfino il Santo Padre Francesco. Sostiene Viganò che questi avrebbe saputo della corruzione di Mc Carrick e delle coperture poste da tanti altri. Eppure avrebbe non solo fatto finta di nulla ma lo avrebbe addirittura reso il suo consigliere privilegiato insieme al cardinal Maradiaga.
Sia chiaro, mentre le posizioni di Mc Carrick e altri alti prelati sono difficilmente difendibili. Hanno abusato dei seminaristi e hanno reiteratamente compiuto atti omosessuali, così non è per quella del Pontefice. Tanto per cominciare è indubbio che lui mai si sia macchiato di abusi. E soprattutto è tutto da verificare quanto davvero sapesse delle voci che circolavano su Mc Carrick e co.
Ciò non vuol dire che si possa ignorare la cosa come tanti stanno cercando di fare. O, peggio, riempire di fango monsignor Viganò attribuendogli chissà quali motivazioni. Forse saranno vere, forse Viganò parla solo perché deluso. Ma ciò non toglie che presenta fatti, nomi, circostanze, a cui non si può rispondere facendo spallucce o screditando l’accusatore, ma solo ed esclusivamente nel merito.
La necessità di un’inchiesta
E anzi, il fatto che il fumo delle accuse sia giunto fino al Papa rende la necessità di una inchiesta chiara, ferma e pubblica sulla Lobby Gay dentro la Chiesa e le sue ramificazioni non più rinviabile. Non può essere tollerato dalla Chiesa, dai cristiani di tutto il mondo, che su un Pontefice rimangano ombre di tale gravità.
Quanto sia irrimandabile un atto di chiarezza lo rende chiaro proprio quanto successo in Irlanda. Una nazione che ha combattuto per la sua indipendenza dalla Gran Bretagna ed è nata perché cattolica. Proprio il luogo in cui si trovava Papa Francesco al momento della pubblicazione di queste accuse, nell’ultimo trentennio.
A causa, soprattutto, degli abusi ignorati un’intera nazione ha perso la sua identità, la sua fede. E più ancora che i risultati nei recenti referendum su aborto e matrimoni omosessuali, l’idea dello tsunami che ha colpito le coscienze irlandesi è visibile nelle foto che mettono a confronto, a distanza di appena 29 anni, il passaggio delle due papamobili di Giovanni Paolo II e di Francesco.
Per il primo un mare di folla, per il secondo il deserto.