Bekaert, Almaviva e anche Alitalia: tutti i dossier aperti per Di Maio

Dopo il caso Ilva, al vicepremier non mancano questioni spinose da affrontare

ROMA (AWE/LaPresse) – Quando Luigi Di Maio nella primavera scorsa decise di puntare al ministero dello Sviluppo economico, forse non immaginava il dedalo di vertenze a cui sarebbe andato incontro. Oggi, dopo oltre cento giorni di governo e nottate intere in via Molise, la situazione rimane intricata: al momento i tavoli di crisi aperti sono oltre 140. E con almeno 150mila lavoratori a rischio. Certo il dossier Ilva è stato chiuso con una maratona di oltre 18 ore, ma i casi spinosi non mancano di certo per il superministro e vicepremier.

L’incubo Bekaert

Molto delicato è il dossier Bekaert, multinazionale belga che ha deciso di chiudere lo stabilimento di Figline e Incisa Valdarno per delocalizzare in Romania. Qui ballano 318 posti di lavoro e lo stesso Di Maio ha più volte fatto riferimento all’azienda per giustificare le misure antidelocalizzazione inserite del decreto dignità.Nelle ex Lucchini di Piombino, rilevate dagli indiani della Jindal, oltre 1.500 operai su 2mila sono in cassa integrazione in attesa di un graduale riassorbimento che potrebbe anche non coinvolgerli tutti.

I dossier sul tavolo del vicepremier Di Maio

Per il call center di Almaviva le trattative sono in corso da anni e i lavoratori in attesa sono quasi mille, mentre è sull’orlo del fallimento Industria Italiana Autobus, l’impresa nata dalla fusione della ex Bredamenarinibus di Bologna con l’ex Irisbus di Flumeri (Avellino). Il 6 settembre sono scesi in piazza i 444 dipendenti, ma serve subito un nuovo partner. Chiusa invece a inizo luglio la vertenza ItaliaOnline con il mantenimento del presidio nella sede di Torino e un incentivo all’esodo pari a 30 mensilità lorde per 245 persone coinvolte dalla procedura, a cui si aggiunge la possibilità di accedere all’incentivo per 10 persone tra quelle trasferite da Torino ad Assago, per complessivi 255 incentivi all’esodo.

Il rebus Alitalia

Non va certo dimenticato, sullo sfondo, il rebus Alitalia. Riguardo l’ex compagnia di bandiera, per la quale il M5S punta ad una rinazionalizzazione, i possibili nuovi partner non sembrano ancora convincere i commissari, che hanno tempo fino al 31 ottobre per vendere. Scade invece il 15 dicembre il termine per il rimborso del prestito pubblico da 900 milioni. Per quella data è difficile dire ora quante crisi risolverà Di Maio, ma la strada di via Molise certamente non è in discesa.

di Alessandro Banfo

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