Belgio, Boel: “Sono sua figlia”. L’ex re si sottopone al test del Dna

L'ex sovrano ha sempre negato la paternità, riconoscendo in pubblico soltanto di avere attraversato una crisi coniugale con la moglie all'epoca della relazione con Sibylle de Sélys Longchamps

©Reporters / lapresse

BRUXELLES – Alla fine l’ex re del Belgio Alberto II ha accettato e si è sottoposto a un test del Dna. Da anni la scultrice Delphine Boel porta avanti una battaglia legale affinché Alberto II riconosca la sua paternità. La donna, 51 anni, sostiene di essere figlia di una lunga relazione extraconiugale avuta dall’ex monarca con Sibylle de Selys Longchamps, madre di lei. Alberto, che ha regnato in Belgio dal 1993 al 2013 prima di cedere il trono al figlio Filippo, si è sempre rifiutato di riconoscere che potrebbe essere il padre della donna. Ma adesso, per evitare di pagare una multa di 5mila euro al giorno, ha accettato di fare l’esame.

Il re Alberto II ha effettuato il test del Dna

L’ex re, 84 anni, si è sottoposto al test del Dna martedì mattina. “Dopo aver preso atto della decisione giudiziaria sulla multa, emessa il 16 maggio dalla Corte d’appello di Bruxelles, Sua Maestà re Alberto ha deciso di sottoporsi agli esami ordinati dalla Corte d’appello”, hanno comunicato i suoi avvocati. L’esperto incaricato del test dovrà ora comparare il campione di saliva prelevato all’ex sovrano con il Dna di Boel e della madre. I risultati resteranno però confidenziali per un po’. Su suggerimento della difesa di Boel, infatti, la Corte aveva stabilito che in caso di accettazione del test Alberto II avrebbe ottenuto che il risultato rimanesse segreto fino alla fine della procedura in Cassazione. Per arrivare alla fine dell’iter potrebbe volerci un anno.

La battaglia della scultrice Delphine Boel

Boel, nata nel 1968, sostiene di essere frutto della lunga relazione degli anni ’60 e ’70 fra la madre Sibylle de Sélys Longchamps e Alberto, allora principe ereditario, che dal 1959 è sposato con Paola Ruffo di Calabria. L’ex sovrano ha sempre negato la paternità, riconoscendo in pubblico soltanto di avere attraversato una crisi coniugale con la moglie all’epoca della relazione con Sibylle de Sélys Longchamps.

Nel 2013 l’artista, dopo il fallimento di un tentativo di conciliazione, ha deciso di portare il caso in tribunale avviando un’azione legale presso una Corte di Bruxelles. A ottobre il tribunale si era espresso a favore di Boel ordinando ad Alberto II di sottoporsi a un test genetico. Al no dell’ex re, il tribunale ha deciso il 16 maggio di imporgli una multa di 5mila euro al giorno se avesse continuato a rifiutarsi di fare il test del Dna.

(LaPresse/AFP)

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