Brexit, si vota per la terza volta. La May spera nell’accordo

In caso di intesa la premier dovrebbe dimettersi

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LONDRATheresa May gioca d’azzardo e porta il suo accordo sulla Brexit in Parlamento, per la terza volta, nonostante la certezza sui numeri non ci sia. Oggi, nel giorno che originariamente era stato previsto come data di divorzio, il governo chiama la Camera dei Comuni a dibattere e votare sull’accordo che l’aula ha già bocciato sonoramente due volte, il 15 gennaio e il 12 marzo. Ma per aggirare l’ostacolo posto dallo speaker John Bercow – secondo il quale non può essere sottoposto ai deputati invariato un testo già respinto – l’esecutivo ha escogitato un meccanismo: si voterà solo su una parte dell’accordo, cioè sul Trattato di uscita, mentre sarà esclusa la dichiarazione politica sulle future relazioni fra Londra e l’Ue. Se lo stratagemma riuscirà e l’accordo verrà approvato, la Brexit scatterà il 22 maggio, cioè alla vigilia delle elezioni europee.

Cosa prevede il Trattato di ritiro

Il Trattato di ritiro è legalmente vincolante e include: backstop, pagamento del conto di uscita di 39 miliardi di sterline e diritti dei cittadini. La dichiarazione politica, invece, è il documento più breve e vago sul futuro accordo commerciale Ue-Londra, che non è legalmente vincolante. I due documenti fanno parte dello stesso pacchetto e, nei due voti precedenti del Parlamento, erano stati presi in considerazione insieme. La decisione di scorporarli nel terzo voto di oggi deriva dal fatto che il governo ritiene che così sarà più facile strappare il via libera, ma ha provocato una bufera fra i deputati: è vero che l’intesa sul rinvio della Brexit raggiunta con l’Ue richiede, per l’uscita il 22 maggio, di approvare entro questa settimana solo l’accordo di divorzio, mentre non cita la dichiarazione politica; ma è vero anche che per la legge britannica, lo EU Withdrawal Act, devono essere votati sia l’accordo di ritiro che la dichiarazione politica.

La strategia

Il numero 10 di Downing Street, segnala il Guardian, riconosce che per lasciare l’Ue ci sarà bisogno anche dell’approvazione della dichiarazione politica, ma crede che separare le due votazioni darà a Londra più tempo per rinegoziare la dichiarazione stessa. A rendere un po’ più facile l’ok al solo testo sul ritiro potrebbe essere per esempio il fatto che le obiezioni del partito laburista si concentrano soprattutto sulla dichiarazione politica. Ma il Labour ha fatto sapere che voterà contro: “Non è accettabile e il partito laburista si opporrà”, è insorto il portavoce del partito laburista per la Brexit, Keir Starmer, spiegando che il rischio è di lasciare l’Ue “senza avere la minima idea di dove andremo”. Avvertendo anche che – visto che May ha promesso le dimissioni se i Tory appoggeranno il suo piano facendolo passare – il rischio di votare a favore implica che ci sarà “una Brexit alla Boris Johnson, una Brexit alla Jacob Rees-Mogg o una Brexit alla Michael Gove”.

I media

“Il suo sacrificio sarà vano?”, si chiede il Daily Mail riferendosi all’ipotetico sacrificio politico di May sull’altare della Brexit. In realtà numericamente pare ancora molto difficile che il piano di May riesca a essere approvato. Innanzitutto il Dup, il partito unionista nordirlandese alleato di governo di May e che ha 10 deputati, conferma che non lo appoggerà perché si oppone al backstop. Tra le file dei conservatori molti Brexiteers sono passati a sostenere il piano May, ma le cifre oscillano: secondo il Sun il numero dei ‘ribelli’ conservatori sarebbe sceso a 16, ma il Guardian parla ancora di fino a 30 conservatori euroscettici contrari all’accordo. La speranza di May, a questo punto, è che al di là degli orientamenti di partito per dei singoli deputati sia più facile accettare di votare per l’accordo di ritiro.

La May potrebbe non dimettersi nonostante l’annuncio

Se il piano dovesse essere nuovamente bocciato, la promessa di dimissioni di May potrebbe non valere e Londra avrebbe tempo fino al 12 aprile per indicare che strada intenda seguire: a Westminster nessuna delle otto opzioni di piano B ha ottenuto mercoledì la maggioranza e nuovi voti indicativi si potrebbero tenere a quel punto lunedì. “Abbiamo contato otto ‘no’, ora abbiamo bisogno di un ‘sì’ su come andare avanti”, è l’appello lanciato dalla Commissione Ue.

(LaPresse/Chiara Battaglia)

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