“Bugiardo”, adesso Renzi dà pure lezioni di correttezza

La cosa più divertente dell’Italia, che però è anche la più tragica, è che nessuno prova vergogna per quello che dice, per quello che fa o che non fa. Non provano vergogna i Benetton, che controllano la società responsabile della manutenzione del ponte crollato a Genova e ora chiedono altri soldi. E non prova vergogna Matteo Renzi.

Il bue che dà del cornuto all’asino

Quando il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha annunciato l’avvio delle procedure di revoca delle concessioni perché “a me i Benetton non hanno pagato la campagna elettorale”, Renzi ha replicato dandogli del “bugiardo”.

Una bugia che finirà nei libri di storia

Renzi, quello che è già finito sui libri di storia per aver detto che avrebbe lasciato la politica in caso di sconfitta al referendum costituzionale, quello che sta ancora lì a guidare di fatto il Partito democratico nonostante lo abbia distrutto, prima come segretario e ora come “padre nobile”.

Il “cazzaro” di Rignano

La bugia di Renzi non è stata sicuramente la causa che ha determinato il declino suo e del Pd. Gli italiani ne avevano già piene le tasche di lui, delle palle che distribuiva ogni giorno, delle supercazzole, dei neologismi incomprensibili e delle figuracce collezionate all’estero.


Aspettavano solo la prima occasione utile per mandarlo a casa, il “cazzaro di Rignano”. Ma visto che le elezioni politiche erano ancora troppo lontane, si sono letteralmente scapicollati per raggiungere prima possibile i seggi del referendum.

Di Maio non lo ha mai nominato

Purtroppo non è bastato. Il 17 agosto del 2018 ci tocca ancora scrivere di lui. Della sua faccia tosta, della sua mancanza di sincerità, di coerenza, di senso del ridicolo. E della sua coda di paglia visto che, a proposito dei Benetton, Di Maio non lo ha mai nominato.

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